Il tg5 delle 13 sta per iniziare. Dario Maltese, il conduttore, spende gli ultimi minuti prima di entrare in studio per la solita revisione. Controlla con cura la perpendicolarità della cravatta e sfiora con leggerezza i capelli perfettamente modellati. Sfodera in serie la modalità sorriso per il gossip, lo sguardo accigliato per la cronaca nera e la posa da buon padre di famiglia per i consigli sull’ondata di caldo.
Maltese si accomoda in studio. Parte la sigla del tg5. Paraparaparapà pà pà pà. La musica del tg5 richiama qualcosa di cosmico. Se, alla fine della sigla, apparisse Obi-Wan Kenobi al posto del conduttore, nessuno si sorprenderebbe. Invece appare Maltese. “Buongiorno a tutti e benvenuti alllll… tg5”. Anche lui, come la stragrande maggioranza dei conduttori di tg, allunga almeno una parola di ogni frase, come se stesse nel frattempo calcolando una radice quadrata.
Maltese non lo sa ma per lui è cominciato l’incubo di ogni conduttore. Si parte con il servizio sui migranti ma ben presto del resoconto filmato resta un fotogramma avvolto nel silenzio. “Abbiamo qualche piccolo problemaaaa, riprenderemo questo servizio tra pochissimo…”. Ok, può succedere. Uno sguardo alla scaletta e passiamo alla politica. Da casa osservano con curiosità per alcuni secondi una foto di Gentiloni di spalle. Dove starà andando? Maltese intuisce che non sarà una gran giornata e infatti, al rientro in studio, decide di vuotare il sacco. Da “qualche piccolo problema” si passa a: “abbiamo un problemaaaaa che potrebbe ripercuotersi in tutta l’edizione. Del resto siamo in diretta”.
Maltese prova ad andare avanti e lancia un servizio di cronaca nera che muore dopo quattro secondi. “Ci scusiamo ancora per questooooo disagio”. Da buon professionista, nasconde il suo. Coraggiosamente annuncia il servizio sulla raccolta di orzo e di grano nelle zone terremotate ma, proprio mentre sta per chiudere un lancio perfetto, la regia comunica che non è pronto manco quello. Che fare? “Ci proviamo, ecco”. Si va avanti.
Improvvisamente parte un servizio. Maltese, non inquadrato, si illumina d’immenso. Sullo schermo compare una casa circondata da rovine e una voce femminile declama: “Le grigie immagini di interi”. L’audio si interrompe, l’immagine scompare. Il mondo s’interroga sulle grigie immagini di interi. Maltese ricompare sullo schermo e batte la mano sul tavolo. Sarà il suo primo segnale di nervosismo. “Ci scusiamo ancora, andiamo avantiiiiii e parliamo di Essselunga…”. Sembra che gli eredi abbiano trovato l’accordo sulla successione. Quale sarà l’accordo? I telespettatori e Maltese si guardano a vicenda. I secondi, in certi casi, durano molto più dei minuti. Il servizio non parte.
Per la seconda volta, Maltese batte la mano sul tavolo. E lancia la pubblicità. Il tg5 è finito. Alla prossima lamentela di Mentana, ne sono certo, scatterà il vaffanculo di Maltese.
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