La Norvegia è un paese ricco, anzi ricchissimo. Tanto ricco da potersene tranquillamente stare fuori dall’Europa. La Norvegia, come l’altro ricchissimo paese europeo, la Svizzera, infatti, risulta per reddito pro-capite tra i paesi più ricchi del mondo e pertanto, dell’Europa, non gli importa tanto. La Norvegia è il quarto esportatore di petrolio del mondo, con una popolazione da nutrire che è undici volte inferiore a quella italiana. Un enorme flusso di danaro che entra nelle casse di quel paese per solo cinque milioni di persone. Sono centinaia le piattaforme petrolifere nel Mare del Nord, e ai norvegesi certamente non viene in mente di fare un referendum per abolire la loro fonte di ricchezza. Tanto, l’inquinamento, si disperde nell’oceano. La Norvegia è un paese ricco, anzi ricchissimo. Quando c’è un paese ricco, si sa, ingenera, nel nostro mondo dove i soldi sono tutto, una grande ammirazione. Tuttavia, nonostante le statistiche, elaborate sempre con criteri economicistici, dipingano la Norvegia, la Danimarca e altri paesi nordici come tra i più felici del mondo, essi mostrano una inquietante presenza di gruppi di ispirazione neonazista. E non se ne capisce il motivo, in società così tranquille e benestanti. A questo si accompagnano, oltre ad un crescente successo dei partiti di destra che non nascondono ispirazioni xenofobe, anche prese di posizione, provvedimenti e leggi piuttosto discutibili sul fronte dell’emergenza profughi. Dalle società dei paesi più benestanti dell’Europa, insomma, pare emergere un fastidio, diffuso in tutti gli strati sociali, nei confronti delle difficoltà che altre parti del mondo stanno subendo, come quelle mediorientali colpite dalle guerre. Guerre, è il caso di dirlo, scatenate e provocate dagli stessi paesi occidentali che oggi cercano di respingere, con motivazioni spesso razziste, quei profughi disgraziati e in fuga. In Norvegia i profughi fanno un po’ di fatica ad arrivarci. Però ci sono i comunisti, i giovani fricchettoni, i pacifisti, gli ambientalisti, i secchioni che studiano troppo e sanno troppe cose. Insomma, materiale per scatenare il razzismo violento dei fascisti non manca. E così ci ha pensato l’ineffabile Anders Breivik, cultore del sionismo e del cristianesimo come “salvatore dell’Europa”. Membro della massoneria norvegese, Breivik si è reso protagonista, com’è noto, di un attentato terroristico con l’uccisione di 77 ragazzini inermi che partecipavano ad un raduno di giovani del partito laburista, ferendone, anche in modo grave, centinaia. Per un paese di soli 5 milioni di abitanti, quella strage assunse i contorni di un genocidio culturale. Nel frattempo, visto che c’era, faceva esplodere un’autobomba a Oslo sotto un edificio governativo, seminando anche lì distruzione e morte. Breivik doveva inviare, sostenne, un “segnale” ai partiti della sinistra norvegese. Lo stesso è stato poi dichiarato assolutamente sano di mente, e condannato al massimo della pena, che in Norvegia è 21 anni. Breivik non si è mai pentito del suo gesto. In questi giorni ha fatto scalpore una sentenza che ha riconosciuto al terrorista neonazista di essere stato discriminato in carcere. Si parla di caffè servito freddo e cose del genere. Come sostiene Cosimo Filigheddu in un suo recente pezzo su Sardegnablogger, questa sentenza, pur antipopolare, è una barriera contro la tentazione di reagire alla mostruosità con la violenza. Lo Stato, in ogni caso, non deve mai cedere alle tentazioni reazionarie e deve sempre mostrare il suo volto giusto e umano. In una altro articolo su Sardegnasoprattutto, Nicolò Migheli si ritrova sulla stessa lunghezza d’onda. E io non posso che essere d’accordo con loro. Mi resta solo un dubbio, però, che mi perseguita, e che cerco di scacciare. E se il terrorista fosse stato un islamico? Avrebbe ottenuto lo stesso trattamento di riguardo? Fino ad ora, quando un terrorista islamico compie un attentato in Europa, nella maggioranza dei casi, viene condannato a morte senza nessun processo, con l’ordine tassativo di sparare a vista. Appena individuato, fuoco. Nessuno, naturalmente, si preoccupa di ciò. Oltreoceano, la diffusione dei dispositivi della tecnologia moderna, oggi, mostra il comportamento della polizia americana, che spesso uccide in maniera del tutto immotivato delle persone di poca o nulla pericolosità. Questi omicidi con abuso di potere sono quasi sempre compiuti nei confronti degli afroamericani. Il dubbio che mi tormenta è questo, dunque. Che nel nostro civile mondo ricco, nonostante, dopo la grande guerra, le fondamenta della nostra democrazia aborrissero ogni forma di disparità, vi sia ancora una sottile forma di accondiscendenza nei confronti di chi è “ariano”, o “wasp”, rispetto agli altri. E che, tutto sommato, la ricca, anzi ricchissima Norvegia, di mostrare il pugno di ferro contro chi, pur sbagliando, si professa difensore della cristianità e della cultura conservativa europea e nemico della multiculturalità e dell’Islam, sotto sotto, non ha nessun interesse. Ma, ovviamente, spero di sbagliarmi.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
Da Mattarella a Zelensky passando per Sanremo.
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
Un rider non si guarda in faccia (di Cosimo Filigheddu)
Ciao a Franco dei “ricchi e poveri”. (di Giampaolo Cassitta)
La musica che gira intorno all’Ucraina. (di Giampaolo Cassitta)
22 aprile 1945: nasce Demetrio Stratos: la voce dell’anima. (di Giampaolo Cassitta)
Ha vinto la musica (di Giampaolo Cassitta)
Sanremo non esiste (di Francesco Giorgioni)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.023 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design