Oggi il personaggio è una balena blu, che in questo caso non è un cetaceo bensì un macabro gioco al massacro che da qualche tempo dilaga in Russia, anche se i quotidiani italiani ne hanno dato notizia solo ieri. Oggi i personaggi del giorno sono soprattutto gli adolescenti risucchiati in quell’atroce vortice, i 130 ragazzini che vi hanno partecipato terminando il loro horror-game col suicidio, ma anche tutti quelli che rischiano di finirci dentro in futuro.
La partita con la morte si disputa su VKontakte, il maggiore social network russo, dove, oltre agli innumerevoli utenti che ne fruiscono in maniera adeguata, ci sono anche degli adolescenti alla ricerca di chi, come loro, vive gli stessi tumulti e vuole esprimere quel malessere interiore che non li fa respirare né pensare ad altro se non alla morte. Si aggirano come ombre nelle diverse stanze della rete, fino a quando non trovano quella che a loro sembra giusta e dove incontrano interlocutori coi quali dare libero sfogo al proprio dolore, alla propria rabbia e provare a scrivere insieme agli altri il copione della loro morte.
Sono gruppi che istigano al suicidio, con nomi apparentemente inoffensivi come Casa tranquilla, Balena blu e il loro traguardo è arrivare all’emulazione di Rina, la sedicenne di una città siberiana che nel novembre 2015 si è sdraiata sui binari della ferrovia. Le immagini del suo corpo dilaniato avevano fatto il giro della rete e lei è diventata l’emblema di queste comunità virtuali. La dinamica all’interno è quella della conclamata manipolazione mentale, che sta alla base delle sette, e prevede la presenza di un leader magnetico e autoritario; una struttura del gruppo tale da isolare le persone e immergerle nel totalitarismo ideologico per assicurare l’acquiescenza dell’individuo alle decisioni dei capi carismatici. Quindi vengono date delle istruzioni come graffiarsi le mani fino a farle sanguinare, incidere con un coltello il disegno di una balena sul proprio braccio, guardare film horror per un’intera giornata, svegliarsi alle 4,20 del mattino e altre pressioni mirate all’indebolimento fisico o mentale, nonché ad irrobustire l’affiliazione al gruppo. Una sfida lunga 50 giorni, al termine dei quali scatta l’ora x con l’ultimo perentorio ordine: “trova l’edificio più alto e salta”.
Gli ultimi due casi di suicidio risalgono proprio allo scorso fine settimana: Yulia Konstantinova, di 15 anni, e Veronika Volkova, 16, l’hanno trovato l’edificio alto dal quale compiere il loro ultimo tragico volo.
Il suicidio adolescenziale è una guerra contro se stessi, lo spiega con grande perizia Mario Polito in un suo saggio, che talvolta si configura col ricorso a giochi pericolosi per riempire il vuoto interiore e aumentare la percezione di essere vivi dando luogo a un macabro flirt con la morte; altre volte segnala un distanza incolmabile tra il desiderio di autonomia e la percezione della propria inadeguatezza. L’età è quella in cui i ragazzini scoprono le ingiustizie del mondo, la provvisorietà degli affetti, la superficialità dei rapporti umani, gli inganni, le falsità e le menzogne; uno tsunami interiore ininterrotto causa di un dolore infinito che alcuni non riescono a fronteggiare perché mancano le strategie di sopravvivenza che, invece, anche se precarie, altri loro compagni hanno trovato.
Dopo l’arresto del presunto amministratore di una di queste comunità virtuali della morte, il 21enne Phillip Budeikin, sembrava esserci stata una riduzione dei casi, ma ora c’è una nuova importante recrudescenza che si sta configurando come un’emergenza sociale assopita, di cui si parla poco, sia per le scarse notizie e informazioni a disposizione ma forse anche perché le autorità dei singoli paesi non vogliono creare allarmismi. E invece in presenza di un malessere tale da condurre dei ragazzini al punto di cedere la propria vita ad altri l’allarme dovrebbe scattare, fortissimo e incontenibile.
[foto The Siberian Times]
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design