Neppure una parola dico su cose che non so e che riguardano la morte di un poverino. Ci sono periti al lavoro, avvocati eccetera che discutono sui legami presunti tra l’otite “curata” con prodotti omeopatici e l’infiammazione dell’encefalo che lo ha ucciso. Io penso soltanto a quanto per babbo sarebbe stato difficile capire. Babbo era medico condotto. Ha cominciato a farlo in paesi dove con i collegamenti di allora non avevi l’ospedale a poche ore di distanza nel quale spedire i tuoi dubbi. Eri solo con chi soffriva. E prima di fare questo mestiere aveva fatto l’ufficiale medico sul fronte greco, curando i soldati italiani feriti dai partigiani greci e i partigiani greci feriti dai soldati italiani. I partigiani li curava di nascosto, di notte, ché se i suoi superiori lo trovavano lo mettevano al muro. Quando ottenne una licenza e venne in Sardegna per sposarsi era convinto che al suo ritorno al fronte, che fossero pallottole greche o pallottole fasciste, la mia futura madre sarebbe ben presto diventata una giovane vedova. Invece ci fu il colpo di stato del luglio del 1943 e nel casino babbo riuscì a fare un ponte matrimoniale con l’armistizio dell’8 settembre e così in Grecia ci ritornò soltanto negli anni Ottanta con mamma in un viaggio di piacere durante il quale si accorse con emozione che si ricordava ancora bene la lingua. Figuratevi uno così la voglia che aveva di giocare con le malattie, con la vita e con la morte. Babbo era tutt’altro che violento e maleducato (salvo al ritorno dai colloqui con i miei insegnanti al liceo), ma penso che avrebbe offerto un brutto spettacolo di sé a chiunque gli avesse parlato di omeopatia o avesse tentato di convincerlo che la chemio non serve a niente ed è una truffa per fare i soldi. Babbo con le medicine e con la sua abilità medica salvava vite e alleviava sofferenze e apparteneva alla generazione di medici che viveva un concetto religioso di scienza. Per lui gli antibiotici non erano la normalità erano ancora un miracolo. E ancora più miracoloso era il fatto che più passava il tempo e più fosse facile e normale averne a disposizione. Che cosa avrebbe pensato di chi li rifiutava? Fece in tempo a vivere il periodo in cui la chemio e la radioterapia cominciavano a ridurre drasticamente certi interventi devastanti per la rimozione di tumori. E, ormai pensionato, mi parlava con entusiasmo da bambino di certe chiacchierate con i suoi colleghi chirurghi nella sede di via Cavour dell’Ordine de Medici -Capisci? Ormai in materia di tumori si sta affermando la figura dell’oncologo, mentre prima lo specialista in materia era soprattutto il chirurgo. Ma queste meraviglie non le scrivete sul giornale? Parlate solo di disgrazie? Ed era inutile spiegargli che non faceva notizia perché i tempi in cui si salvava una vita con una preziosa pastiglietta o una fiala o praticando un’incisione imparata in un moderno sistema universitario, per noi erano normali perché non ne avevamo conosciuto altri. Era tutt’altro che stupido o ignorante. Conosceva molto bene l’effetto placebo, a esempio. Me ne parlò e me lo spiegò più di una volta, quando ero bambino, mostrandomi anche certe pastigliette contenute in una scatola piatta di latta simile a quella di un noto analgesico dell’epoca -Sembrano chissà cosa ed è zucchero. Però anche il placebo è scienza, sai? Mi spiegò come i protocolli di sperimentazione dei farmaci tenessero conto di questo effetto psicosomatico. Ma lui usava queste pastigliette con ipocondriaci conclamati o con veri malati a cui non poteva somministrare altra morfina e che avevano bisogno di un’illusione per soffrire un po’ meno. Vi immaginate se uno così avesse letto sul giornale la notizia di un bambino di cui si sospetta che possa essere morto per non avere assunto degli antibiotici pur avendone a disposizione quanti voleva? Qualche anno fa mi capitò di parlare di omeopatia con Silvio Garattini. Gli raccontai che il mio dentista, dopo un intervento, mi avvertì che passato l’effetto dell’anestesia avrei potuto avvertire del dolore -Ti do adesso un analgesico? -Quale? Soffro di alcune allergie. -Vuoi provare un prodotto omeopatico? -Non so, il fatto è che io non credo all’omeopatia. -Allora è inutile. Se non ci credi non funziona. Garattini si mise a ridere e confermò -Aveva ragione il suo dentista. E lei come mai lei è così deciso nel dire che non crede all’omeopatia? Gli raccontai di mio padre e delle sue spiegazioni sull’effetto placebo. E conclusi -Mi ha rovinato, non potrò mai giovarmi dell’omeopatia. -O forse le ha salvato la pelle- commentò sorridendo il grande farmacologo.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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