Ieri ho scoperto che anche Antonio Razzi può essere utile al progresso culturale della società italiana. Cercavo di spiegare ad una quarta classe la grande rivoluzione della stampa del ‘400, l’intuizione dell’orafo tedesco Guttemberg e il cambio di ritmo nella pubblicazione dei libri, passata dalla trascrizione manuale ad un processo pressoché industriale. Volevo che i ragazzi capissero quanto questa invenzione avesse permesso una maggiore accessibilità della cultura, ponendo le basi per la civiltà rinascimentale e liberando tanta gente dall’unica trasmissione di sapere possibile, quella dei predicatori medievali.
Con un parallelismo storico, ho provato ad avvicinare quella rivoluzione alla nascita di internet, ma non rendeva sufficientemente l’idea: gli studenti di oggi sono nati con lo smartphone in mano e hanno difficoltà ad immaginare un mondo disconnesso.
Allora ho chiesto: “Qual è il politico che vi pare meno credibile?” “Antonio Razzi” ha risposto, lesto, uno dei ragazzi. I compagni hanno annuito, con un sorriso, dimostrando di conoscere il personaggio (potenza delle parodie di Crozza). Il più era fatto.
“Immaginate di aver vissuto in un borgo medievale e di dovervi sorbire, ogni giorno, i sermoni del predicatore Antonio Razzi, nella lingua di Antonio Razzi. Immaginate che la vostra idea del mondo, della vita, delle relazioni sociali e il vostro stesso modo di esprimervi siano un riflesso di quelli del predicatore Antonio Razzi”. Ho colto, nei loro occhi sbarrati, un sincero sgomento. “I libri, fonti di conoscenza alternative, vi avrebbero permesso di liberarvi da questa dipendenza dal predicatore Razzi”, ho concluso.
All’ultima interrogazione, quando ho posto la domanda sulla nascita e la rivoluzione della stampa, la classe ha immediatamente ripetuto il dualismo Razzi/libro, proposto in quello schema come contrapposizione di due soggetti antagonisti, riallacciando l’invenzione della stampa alla diffusione della cultura in quell’età storica. Razzi è personaggio del giorno, oggi, perché alla sua simbolica figura si devono quattro sufficienze sul registro di una scuola superiore, in Sardegna.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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