C’è, tra gli altri, questo sito http://yb.tl/rwyc_transat2017, che riproduce una mappa interattiva dove si poteva seguire, in diretta, (e dove oggi si può ricostruire) l’andamento della regata velica Ostar 2017, una delle più prestigiose del panorama mondiale, e che prevede l’attraversata in solitaria dell’Atlantico, da Plymouth, in Inghilterra, a Newport, Rhode Island, USA. Tornando a ritroso con il cursore, dunque, si può ricostruire l’andamento della prestigiosa gara nella mappa interattiva: al posto delle barche, nella mappa che inquadra l’oceano, dei simboli raffiguranti le barche, una ventina in rappresentanza delle più forti nazioni veliche, dalla Francia, che per anni ha dominato questa gara, al Regno Unito, agli Usa, alla Germania, all’Australia, all’Italia, che si presentava con due equipaggi. Alla partenza, uno di questi equipaggi italiani sembra sbagliare strada, perlomeno per quelli, come chi scrive, a digiuno di vela. Tuttavia la sua traiettoria differisce nettamente da quella di tutti gli altri equipaggi. I primi giorni, infatti, questa barca punta dritta a nord, finendo per lambire la latitudine della punta meridionale della Groenlandia. Ben oltre l’idea che ci si può fare dello sfruttamento dei venti trasversali. La sensazione, nei primi giorni di regata, è di una barca alla deriva, senza controllo. E invece quella barca, che sembra ormai nettamente svantaggiata rispetto agli altri concorrenti, inizia a recuperare mare, scendendo dalla latitudine nord a velocità doppia, e finendo per distanziare tutte le altre imbarcazioni. Poi c’è questo video. E’ il video che mostra l’attraversamento di una tempesta con 40, addirittura 50 nodi, in pieno oceano. Un uomo solo, la sua barca a vela, e la tempesta, con onde alte come palazzi. Un uomo solo che, per un momento, perde il suo immancabile sorriso e la sua serenità, indispensabile per poter fare il mestiere di navigatore solitario. La barca si guasta, e il navigatore solitario, in testa fino a quel momento, deve fermarsi a ripararla, improvvisandosi carpentiere, artigiano, chissà che cosa. Poi riprende, ma la barca non è ancora del tutto apposto, e si deve fermare nuovamente. Poi infine riprende, ed è ancora in testa alla gara, e finalmente si profila all’orizzonte Rhode Island e la baia di Newport, dopo 17 giorni e passa di navigazione, trepidazione, e solitudine. Andrea Mura, cagliaritano di 53 anni non ancora compiuti, così, con la sua Vento di Sardegna, battente bandiera italiana e sarda, con i 4 mori bene in vista, entra nella leggenda, come uno dei velisti più titolati della storia di questo sport, con un curriculum di oltre 30 anni di successi, tra cui spicca un campionato mondiale class 50, una Vuitton Cup con il Moro di Venezia, una Routhe de Rum in solitaria. Se vogliamo, come aspetto simbolico, è una piccola rivincita. So che non c’entra nulla, ma mi piace pensarlo ugualmente. Mi piace pensare che uno straordinario navigatore possa essere nato e vivere nell’isola dalla civiltà antica, antichissima, la stessa popolata, tuttavia, da gente, come per anni hanno creduto gli storiografi (prima delle nuove scoperte archeologiche), “che non sapeva navigare”.
foto tratta dalla bacheca fb di “Vento di Sardegna”.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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