Il personaggio del giorno è Alexander Van der Bellen. È il candidato verde alla presidenziali austriache, che ha sconfitto in zona Cesarini il candidato della destra ultranazionalista Hofer. Un paio di considerazioni son d’obbligo. Avesse vinto l’altro, non avremmo naturalmente visto la soluzione ai problemi di sicurezza legati al fenomeno migratorio che interessa l’Europa (la sicurezza dei propri beni e dei propri valori, come sapete, è il tema preferito da fascisti, leghisti e misantropi sociopatici con la seconda elementare). Men che meno avremmo visto la soluzione al problema stesso delle migrazioni, talmente epocale e complesso da richiedere qualcosa in più del bagaglio culturale del leghista o del nazionalista medio. Però avremmo visto mettere in piedi, con correttivi vari, una serie di misure eclatanti quanto inutili, tipo il muro al Brennero. I muri li alza chi ha già deciso che il termine “umano” sia da guardare con sospetto, oppure li alza chi si è arreso all’idea di dover scegliere tra il proprio tenore di vita e la propria umanità, e decide di rinunciare a quest’ultima. Tuttavia stiamo parlando, almeno in questo caso, di un’ipotesi non verificata, perché i nazionalisti austriaci hanno perso. Un’altra cosa che viene da dire è che lo scarto dei voti è stato ridottissimo, circa lo 0,6 %, 31.000 voti. E la differenza l’hanno fatta gli elettori che hanno votato per posta, gli austriaci all’estero. Mi viene in mente lo schiaffo che gli italiani all’estero diedero qualche anno fa a Berlusconi e al povero Tremaglia, che si era speso per far ottenere loro la possibilità di votare alle politiche. Purtroppo per lui e per Berlusconi, alla fine quelli fecero vincere Prodi. Forse chi vive fuori ha alla fine un’idea un po’ meno provinciale del proprio paese, e riesce ad ascoltare la testa più che alla pancia. Fatto sta che in entrambi i casi, i migranti (austriaci e italiani) si sono mostrati più progressisti di molti connazionali stanziali. L’ultima considerazione che mi affiora è questa: Van Der Bellen ci ricorda che una sinistra attenta alla complessità e dunque all’ecologia, e per giunta vincente, è ancora possibile. Poi penso che se fosse capitata paro paro in Italia la stessa situazione (e non è detto che non ci tocchi), e avessimo dovuto scongiurare la vittoria della Lega o di Forza Nuova, ora come ora ci saremmo dovuti affidare ad Alfonso Pecoraro Scanio. Non aggiungo altro. Buona riflessione.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
Mi dispiace, ma io so’ io e voi non siete un…. (di Giampaolo Cassitta)
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