Agostino non si arrendeva alle notizie. Le riformava. Se eleggevano Antonio Segni presidente della Repubblica, non strillava “Segni eletto presidente” o qualsiasi altra cosa fosse scritta sulla Nuova Sardegna, lui strillava “Abbiamo fottuto a Piccioni”, dando a questo fatto di un sassarese presidente della Repubblica il tono epico di una vittoria della comune patria cittadina. Un trionfo beffardo contro questo misterioso concorrente dal cognome uccelliforme che gli voleva fregare il posto. Che poi lui ignorasse chi fosse Piccioni e che cosa fosse esattamente un presidente della Repubblica, era ininfluente. D’altro canto Agostino ignorava anche chi fosse Antonio Segni. Perché nonostante Sassari allora fosse più piccola persino di ora, due così erano separati come se abitassero uno al Polo Sud e l’altro al Polo Nord. Segni certamente ignorava la precisa esistenza di Agostino, se non in qualche sua distratta e divertita frequentazione della mitologia stradale cittadina, dove Agostino compariva tra i Trapadè, i Monello e tutti gli altri disperati vagabondi che oltre a morire di stenti erano obbligati anche a farci divertire. Ma Agostino lo ricambiava nello stesso modo, ignorandone nome, collocazione sociale (se non che era genericamente molto alta), funzione e tratti fisici. Di lui e di tutti quelli come lui: a parte quando il giornale che lui vendeva per le strade lo obbligava a diffonderne le imprese. Agostino era un mezzo di comunicazione, un medium. Mediava il rapporto tra la nostra vita e i fatti della vita. Tra la mia vita di ragazzino del centro storico e quello che succedeva fuori dallo spazio tra Porta Nuova e Porta Macello, piazza d’Italia e Porta Sant’Antonio, che era il perimetro che battevo, salvo le frequenti incursioni in zona San Giuseppe ma solo per andare a scuola e più raramente a Monte Rosello per via dei cinema Rex e Smeraldo, più economici del Verdi, Moderno e Quattro Colonne che erano compresi nei miei confini. I fatti di quella vita lontana dalla mia mi arrivavano raccontati dagli strilli di Agostino. Notizie pronte a volare via dai giornali per rifugiarsi nei libri di storia, che lui raccontava adattandole alle nostre coscienze e alle nostre conoscenze. Quando i russi lanciarono la cagnetta Laika sullo Sputnik, Agostino non condivise la preoccupazione del mondo occidentale per il balzo in avanti nello spazio compiuto oltre cortina. Si limitò a strillare: “Pisciato tutto l’aeroplano dei comunisti”, supponendo che un cane, per di più in condizioni di forte stress, non fosse troppo continente. In quanto al fatto che lo Sputnik non fosse propriamente un aeroplano, l’imprecisione non venne giudicata troppo severamente. In fondo entrambi gli apparecchi avevano come funzione principale quella di volare. Aggiungerei un codicillo su quel “comunisti” usato in modo non corretto per indicare il popolo russo in un contesto fortemente sarcastico. Agostino non sapeva esattamente chi fossero i comunisti. Intuiva che quel meccanismo comico funzionava soltanto con questa identificazione tra russi e comunisti che lui aveva orecchiato chissà dove. Un po’ di confusione la fece con l’apertura dell’Autostrada del Sole. Evidentemente la notte, al giornale, quando andò a ritirare le copie da vendere, gli spiegarono che adesso le località italiane erano più vicine tra loro. Agostino quindi strillò la notizia con “Piroscafi più veloci a Porto Torres”, ignorando che così anzi metteva il dito sulla piaga della mancata continuità territoriale. Perché a noi sardi dell’Autostrada del Sole poco ce ne fotteva. O magari lo sapeva molto bene e sono io che lo sottovaluto? Insomma, dall’elezione di Kennedy al muro di Berlino, dal Discorso della Luna di Papa Giovanni (“Il Papa sulla Luna con Gagarin e Mario Lu Franzesu”, strillò, facendo partecipare alla combriccola anche un noto commerciante locale le cui mirabolanti storie di viaggio venivano ritenute quanto meno esagerate) alla morte di Marilyn Monroe (“Era la più buona di tutto vicolo delle Canne”), ogni grande evento veniva ricostruito nella chiave comunicativa del nostro mondo piccolo. Perché è il personaggio del giorno? Perché in fondo la sua informazione popolare è più seria di quella cosi bene impanata di like che saltando a piedi uniti il giornalismo vero convince i diseredati che Trump sarà la loro salvezza o che uscendo dall’Europa diventeremo tutti più ricchi e recupereremo i soldi e la tranquillità che i migranti ci rubano. Un’informazione per persone attente e già informate. Come ero io da bambino, convinto che Agostino fosse un uomo molto ricco perché a tarda sera lo vedevo seduto sul gradino del suo “magazzeno” di via Canopolo a impilare torrette di monete da dieci lire. Una parte per sé e l’altra per l’amministrazione della Nuova Sardegna. Ma questo l’ho appreso dopo. Si sa che i bambini sono spietati. Talvolta anche un po’ coglioni.
In alto, Agostino in un’acquaforte di Paolo Galleri
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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