Sarà perché sono fortemente interessato in quanto componente della giuria, ma secondo me oggi il personaggio del giorno si sdoppia ed eleggerei a questo ruolo i vincitori del concorso di poesia in lingua sassarese “Agniru Canu”: Giuseppe Serra, primo premio con “Appunta puru chisthu”, e Mario Marras, secondo e terzo premio con “Una mamma” e “Curori a cuncordhu”. Direte che con tutta la cronaca di queste ore magari c’è gente al mondo che ha una maggiore centralità. Figuriamoci se non vi capisco, mi sento tanto donzelletto munito di mazzolin di rose e viole con cui onorare la festa nel mio piccolo villaggio. Il fatto è che rimugino quella faccenda di Tolstoj “Se vuoi essere universale parla del tuo villaggio”. Una banalità che ora non ricordo neppure in quale suo scritto o pronunciamento orale Tolstoj abbia lanciato al mondo, ma a forza di sentirla e con toni generalmente ispirati sin da quando ho cominciato a fare il giornalista (anni in cui alcuni testimoni avevano ancora un ricordo diretto delle guerre puniche), ho finito per crederci davvero. E ora mi sono convinto che simili eroici sforzi per conservare almeno a livello colto una lingua minoritaria in un’era di malintesa e barbareggiante globalizzazione, vadano premiati quanto meno citandoli. Agniru Canu è Salvator Ruju, è cioè il nom de plume che il grande poeta sassarese (il più grande, a mio avviso) si dava quando scriveva nella lingua della sua terra. Una lingua che ora nel parlato è quasi morta nel principale centro della sua zona di diffusione storica, cioè la stessa Sassari, mentre a livello orale è più viva a Porto Torres e a Sorso. Ma, insomma, la tendenza principale di questa parlata romanza antica e aspra, misteriosa fusione tra il sardo-latino e, secondo molti linguisti, dell’antico dialetto volgare-toscano portato dai pisani, è quella di sottomissione a una incalzante colonizzazione lessicale da parte dell’italiano. Insomma, la secolare giustapposizione tra il sassarese e la lingua dominante – che fosse il logudorese, lo spagnolo o l’italiano – dove i diversi codici espressivi restavano affiancati ma sostanzialmente distinti nello stesso individuo e nelle stesse comunità, salvo pochi e reciproci inquinamenti, a poco a poco si sta trasformando in una sovrapposizione. E la lingua dominante a poco a poco soffoca l’altra. Per cui molti si illudono di parlare il sassarese e in realtà parlano un italiano infarcito di dialettismi. Inutile quindi illudersi di conservare artificialmente una lingua che vuole estinguersi, mentre è utilissimo conservarne integralmente la memoria e continuare a praticarla a livello colto, cioè nella scrittura. E le tradizionali forme espressive scritte del sassarese sono la poesia e la commedia. Ecco quindi quello che a mio parere è il vero significato di questo premio dedicato non a caso a Salvator Ruju, l’intellettuale sassarese che più di ogni altro ha contribuito alla conservazione di un idioma che probabilmente senza di lui sarebbe ancora più vicino all’estinzione. Il premio ormai antico reso possibile dal Rotary Club di Sassari ha quindi visto quest’anno una commissione della quale facevano parte la presidente Maria Violante Corda, Sergio Palmas, Mario Atzori, Luciano Cicu, Salvatore Luiu, Salvatore Patatu, Alessandro Vozzo, Anna Maria Piredda e il sottoscritto. Abbiamo letto e riletto e discusso le tante belle poesie dei numerosi concorrenti e alla fine, ignorando come da regolamento i nomi degli autori, ne abbiamo premiato tre: scoprendo al momento dell’apertura delle buste nella bella cerimonia al Teatro Civico (presente anche l’assessora comunale alla Cultura Raffaella Sau), che la seconda e terza classificata erano dello stesso autore. E credo che per i vincitori, a parte i concreti riconoscimenti loro consegnati, il più bel premio sia stato quello di sentire leggere magistralmente i loro componimenti dall’attrice Teresa Soro tra gli applausi di un pubblico così sassarese eppure così universale.
In alto, la premiazione al Teatro Civico di Sassari
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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