Io allo studente che affronta l’esame di maturità, se si chiama ancora così, non ho nulla da consigliare. Se gli do buoni consigli poi magari quello parla con qualcuno che mi conosce e scopre che posso dargli soltanto cattivi esempi. Tipo il mio esame di maturità, andato benino per culo e dice che quando la commissione si era messa il problema di darmi un voto alto, con il membro interno che mi conosceva e per pietà faceva il sornione e poi qualcuno dice beh, guardiamo il curriculum e lo guardano e scoppiano ridere: e questo come ci è arrivato alla maturità? Altro che voto alto! Non saprei proprio che cosa consigliargli. Ero molto asino ma anche molto ideologizzato. Sicuro del mio perimetro culturale e politico, ero antirazzista, a esempio. Ma il razzismo era un fatto tutto teorico. Gli immigrati erano al massimo due o tre oriundi tipo Omar Sivori. Ci stupivamo che da un lato gli americani dei campus guidassero la rivolta contro l’imperialismo e dall’altro quelli del KKK bruciassero i negri sulle croci in fiamme. Ma le ideologie erano più semplici di adesso perché non c’erano figli di puttana a convincerti che sei povero perché vengono tutti questi a rubarti il lavoro e perché lo Stato anziché darti subito il sussidio (o chiamalo reddito di qualche cosa che vuoi tu) i soldi se li spende in baby sitter per i negri che devono lasciare i bambini a casa perché loro sono tutto il giorno in giro a rompere i coglioni a te chiedendoti l’elemosina. Allora non c’era Facebook e la cultura era un campo ristretto che, è vero, aveva il difetto di tenere fuori troppa gente, ma lasciava meno spazi per truffe o varie altre prese per il culo. Cioè, a esempio, se uno ti diceva bisogna chiudere confini perché a questi saltando da un confine all’altro gli veniva meglio a fare attentati e ammazzarci tutti e poi quando risultava che gli immigrati non c’entravano un cazzo e che a fare gli attentati erano i residenti e allora ti dicevano visto lo ius soli che porcheria bisogna sbatterli fuori quando sono in fasce. Ebbene, quando cazzeggiavano così la cultura era un fatto abbastanza circoscritto perché chi c’era dentro capisse che erano cazzate spaziali e che quelli erano in cerca di voti a trenta lire al chilo. Allora c’era la lira. E come faccio ora a darti consigli in un mondo in cui la finanza, la patria internazionale dei ricchi smodatamente ricchi, ha creato una delle più gravi situazioni di ingiustizia sociale degli ultimi due secoli e gestisce l’informazione e la diffusione delle idee in maniera tale da fare pensare che la colpa sia degli immigrati e dello stato sociale? Ai miei tempi se chiudevano gli ospedali e dimezzavano le medicine da darti gratis e l’altra metà se le potevano comprare solo i ricchi, tutti, dai comunisti ai fascisti del Msi, passando per i liberali di Malagodi, ti avrebbero detto che era un disastro e che quello non era Novecento ma neppure Ottocento. Adesso ti dicono che è buon governo e che bisogna rimettere i conti a posto. E tutti gli dicono bravo. Che consigli ti posso dare, quindi? Di emigrare in America? Boh, dicono che ormai non si sta tanto bene neppure là.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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