Quelli che ti correggono, che palle. Se non sai resistere quando uno sbaglia il congiuntivo, non sai stare al mondo. O più probabilmente sei un turpe ignorante che non perde occasione di rompere i coglioni con quelle due cose che sa. A meno che chi sbaglia il congiuntivo non sia un politico. Allora è lecito che si prenda addosso tutta la merda che cani e porci o altri più nobili critici gli vogliano scagliare. Se mi vuoi guidare, lo devi sapere fare. E nella mia lingua. Io l’unica volta in vita mia che abbia dato a qualcuno dell’ignorante è stato al termine dell’altezzoso sproloquio di un politico locale della nuova generazione. Quando ho potuto finalmente parlare gli ho detto -Lei è un agnostico. -Cioè, nel senso religioso? -No, nel senso che non sa un cazzo. Ho sentito qualche giorno fa il presidente dell’Accademia della Crusca Francesco Sabatini che, senza stare a fare lo spiritoso su Luigi Di Maio, ha espresso proprio questo concetto: chi vuole fare politica deve sapere parlare correntemente nella lingua del suo Paese e deve costituire anzi esempio e stimolo al buon uso dell’idioma. Io ho conosciuto un comunista che si chiamava Salvatore Lorelli. Credo avesse un titolo di studio non troppo elevato e prima di fare il funzionario di partito si guadagnava il pane facendo il barbiere. Lorelli agiva nel Pci e nella politica regionale negli stessi anni in cui quei campi erano battuti da fini intellettuali comunisti come a esempio Giommaria Cherchi, uomo di straordinaria cultura. Eppure in uno scritto, in un intervento pubblico, in un estemporaneo dibattito a una manifestazione, voi non avreste notato differenze nella padronanza della lingua e dei concetti tra questi due personaggi. L’uno perché conteneva la sua erudizione nella cornice di una forma perfetta ma piana, elegante ma senza picchi cervellotici, comprensibile da tutti; l’altro perché con studio e disciplina aveva colmato ogni spazio che le vicende della sua esistenza avevano lasciato vuoto. E infatti Lorelli fu l’uomo che negli anni Sessanta e Settanta traghettò molta borghesia progressista nel Partito Comunista Italiano, preservandone però lo spirito operaio e popolare. Ed era guardato con grande rispetto sia dagli intellettuali borghesi sia dagli operai. Farò la figura del vecchio rincoglionito se mi chiedo che fine abbia fatto questo personale politico? Boh, probabilmente sì. Però me lo chiedo lo stesso.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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