Punto primo. Non ho esperienza d’asilo perché – mi raccontava mia madre, io non ricordo, avrò avuto quattro anni – fuggii il primo giorno dopo un litigio con un compagnetto sull’uso di una giostra a spinta manuale conclusosi con uno schiaffo a bocca al bambino da parte mia e con una suora che da parte sua consolò lo stronzetto e mise me in punizione senza sentire le mie ragioni. Pare che avessi giudicato la cosa del tutto intollerabile, raggiunsi quindi di nascosto l’uscita, arrivai a casa di una mia zia e le dissi: “Mamma ha detto se mi tieni e mi fai fare merenda ché sta facendo commissioni qui vicino”. Dopo un’ora mia zia si insospettì e mi riaccompagnò a casa, dove trovò dei poliziotti, alcune suore e mia madre, tutti piuttosto preoccupati. Quindi quello fu il primo e ultimo giorno d’asilo. Ho al contrario vasta esperienza e numerosi ricordi diretti di scuola elementare. La mia maestra era di quelle che ti facevano dire la preghiera a voce alta all’inizio della lezione e ti facevano scrivere Direttore, Sindaco e Presidente con la maiuscola reverenziale, rimpiangendo probabilmente per l’ultimo di non potere più farti scrivere Re. Ma con tutta la sua severità era impensabile che potesse metterci una mano addosso se non per una contenuta carezza o un arruffamento di capelli quale premio per un temino ben fatto o un problema risolto senza cancellature. Se si incazzava ci faceva tremare, ma non perché avessimo paura di essere picchiati, bensì perché la rispettavamo tutti, dal più soggettone al più delinquente di quella classe di 35 o 40 ragazzini che venivano sia dalle case liberty e deco della Sassari bene sia dai sottani bui del centro storico. Di quei 35 o 40 ce n’erano alcuni, ma sono cose che ho capito dopo, molto dopo, che a scuola avevano un trattamento e una protezione dalle ingiurie fisiche e morali che a casa loro si sognavano. Erano tempi in cui i bambini poveri di tutte le classi venivano messi in fila alla fine della lezione per consumare la refezione offerta dallo Stato. Ma la mia maestra, con tutte le sue maiuscole di cortesia, pretendeva che i suoi poveri, quelli della nostra classe, stessero in fila con i “normali” sino all’uscita di scuola. Poi lei li aspettava e, a uno a uno, li accompagnava discretamente al refettorio. Questi sono i miei ricordi di scuola, i ricordi della tanto disprezzata scuola di San Giuseppe negli anni Cinquanta, della quale ora si dice che fosse classista, sessuofobica e non so cos’altro. Boh, sarà che io sono stato fortunato. Comunque sulla base di questa antica esperienza io non riesco a capire come si possa ridurre questa storia di maestre e maestri che picchiano i bambini, degli infermieri che picchiano i malati, degli assistenti che picchiano i vecchi, a una questione di telecamere di sorveglianza. Dice, ci sono le telecamere e quindi li controlliamo. Ma come, è il Grande Fratello che deve ovviare a questa criminale assenza di professionalità e di civiltà che sembra colpire frequentemente le persone a cui affidiamo i nostri bambini, i nostri malati e i nostri vecchi? Certo, per fortuna ci sono quegli occhi indiscreti a rivelarci calci, pugni, testate, parolacce, vomito rimesso nella bocca da cui era uscito e altri campioni della barbarie assistenziale. Ma aspetto di vedere la stragrande maggioranza onesta e capace degli insegnanti, degli infermieri e degli assistenti ribellarsi a questa supina accettazione di un’ineluttabile violenza. Telecamere indispensabili come quelle davanti ai distributori automatici di bibite e panini, per prevenire gli atti di vandalismo notturno. Vecchi e bambini da proteggere come una macchinetta del caffè. Io oltre ad avere fatto lo scolaro per cinque anni, faccio anche il giornalista da quasi 45 anni e di maestre e maestri, infermieri e assistenti di disabili ne ho conosciuto a strafottere. Tutta gente professionalmente onesta, disposta a farsi picchiare prima di picchiare o di permettere che venissero picchiate le persone loro affidate. E’ da loro che mi attendo la ribellione contro i pochi loro colleghi che stanno diffondendo questa immagine infernale dei nostri asili, delle scuole, degli ospedali, degli istituti per anziani. Mi attendo che pretendano selezioni severe per impedire che il grande, pulito e bellissimo mondo di chi istruisce, assiste e cura venga inquinato da rari ma evidentissimi bastardi. Le telecamere servono, ma non potranno mai sostituire la rivolta degli onesti.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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