Scordiamo per un attimo parte del loop informativo terremoto-Renzi-ricostruzione-Papa-Zuckerberg a cui i canali d’informazione e i tg delle ultime ore ci hanno sottomesso.
Il Guardian riporta in prima pagina una scoperta di un gruppo di scienziati britannici. Il titolo e le prime righe da sole dicono già molto: una nuova era geologica è iniziata, caratterizzata dalla presenza dell’uomo e dall’impatto delle sue attività. Signore e Signori, benvenuti nell’Anthropocene. Sembra la trama di un film di fantascienza, invece è tutto vero: dal 1950 la storia del pianeta Terra ha visto l’inaugurarsi di un’era di disastri che non la renderebbero più continua con quella precedente, l’Holocene. Per renderla semplice: se dal Triassico al Cretaceo passando per il Giurassico i simboli sono i dinosauri, nell’Anthopocene siamo noi, terribili mostri umani ad essere divenuti l’emblema della fine. Sì, perché i geologi sudafricani non sono molto teneri. Il nostro Anthropocene è caratterizzato da scorie nucleari, riscaldamento globale accelerato, deforestazione, estinzioni, inquinamento da materiale plastico, cemento (vi ricorda qualcosa?). Scrivono gli scienziati del WGA, Gruppo di Lavoro sull’Anthropocene: “Questa nuova era è importante perché segna l’inizio di una nuova storia del sistema Terra, sistema di cui noi siamo parte. Dire che una nuova era è cominciata significa identificare il nostro incredibile impatto sul pianeta”. Tradotto: siamo quasi fottuti e non siamo come i dinosauri che, poveretti, perirono per cause esterne. Noi ci stiamo arrangiando da soli. Va bene, vi dò l’happy ending: uno scienziato esterno al gruppo di ricerca, Lord Rees, ci dice che possiamo essere ancora in tempo, possiamo utilizzare le nostre capacità e scoperte per aprire una nuova fase e, inoltre, le ere geologiche durano milioni di anni. Dunque, la nostra estinzione è rimandata. Non mi resta che tenermi un po’ di tristezza per la fine del mio dinosauro preferito, il Triceratopo.
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