“Pare che i sardisti di oggi, specie se indipendentisti, non apprezzino molto il pensiero politico sardista, l’opera di poligrafo e l’esperienza politica di Lussu. Perché Lussu non era indipendentista, per lo meno non alla maniera di oggi, che è varia e multiforme”. Me lo ricordo Giulio, quando mi telefonò per chiedermi se mi era arrivato “Il dito alzato”, uno zibaldone che pubblicò nel 2012 da Sellerio. E ridendo mi raccomandò proprio questa noterella su Emilio Lussu che risaliva al 2000. -E perché ridi? Mi fai venire voglia di cercarla subito, dimmi a che pagina. -Non c’è fretta. E’ roba vecchia. Rido perché chissà quante me ne diranno. Non so se gliene dissero. Era un po’ tosto per qualsiasi sardo, indipendentista o meno, prendersela con Angioni. Per un sardo insultare Angioni sarebbe stato come per un italianista andare a Ravenna giusto per sputare sulla tomba di Dante. Giulio era monumento della Sardegna già da vivo, anche se lui quando uno glielo disse davvero, che era un monumento, rispose che non gli piaceva l’idea per via dei piccioni. Angioni, con tutta la sua malinconia negli occhi, era uno degli intellettuali più spiritosi che la cultura italiana sia mai riuscita a esprimere. Quindi andai subito a cercare il dito che aveva alzato per parlare di Lussu e i sardi: “Eppure, quasi dando un consiglio agli indipendentisti sardi, Lussu deve essere tutto quanto ‘recuperato’ a ogni e qualsiasi ipotesi di autogoverno, sebbene ai suoi tempi sia stato ‘solo’ un autonomista. Se non altro perché le battaglie sia in guerra sia in politica si vincono davvero quando si riesce a inglobare e a ‘compatire’ nella propria visione e nella propria strategia le visioni e le strategie differenti e anche avversarie. Ma le attuali ipotesi indipendentiste organizzate in partito in Sardegna sembrano impegnate quasi solo a individuare nemici, anche nei sardismi del passato e del presente, e a volte proprio nel popolo sardo che non li segue abbastanza sulla via del riscatto nell’indipendenza”. E’ solo la premessa. Il resto del piccolo saggio lo dedica al rapporto tra l’eroe e la terra dell’eroe: “La vicenda umana e politica di Lussu stesso, questo è il dato reale, viene trasfigurata e ripensata come la vicenda possibile di tutti i sardi. Rimodellare la realtà sarda per coglierne tutti gli aspetti positivi e progressivi e per consolidare e sfruttare tutti quei potenziali valori democratici insiti nella socialità dei sardi, questo è il disegno politico di Lussu, che rientra nel suo più ampio progetto democratico e antifascista”. E penso che il “disegno politico” di Giulio Angioni, se così si può definire il complesso delle sue idee, fosse molto simile.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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