Se proprio dovessi cercare il pelo nell’uovo, una cosa che non mi è piaciuta in questa magnifica prima giornata del Giro d’Italia in terra nostra c’è. Sono gli alberghi della Costa Smeralda chiusi, come se questa grande festa non riguardasse quella parte di Sardegna. Il percorso della prima parte del Giro l’ha sfiorata, la Costa Smeralda, attraversando Cannigione e poi deviando verso le magnifiche guglie granitiche di San Pantaleo. Scelte secondo me ineccepibili, considerando che il tracciato dev’essere una sintesi delle bellezze di un territorio: credo che tutta la tappa, da Alghero e per tutta la costa settentrionale, sia stata davvero superba, con quelle spettacolari immagini aeree che testimoniano la forza dei nostri paesaggi. E bisogna dire che tutto il lavoro di conoscenza sulla Sardegna svolto dalla Rai merita un applauso: gli inviati, durante la diretta e le trasmissioni di contorno, hanno raccontato in maniera approfondita e puntuale il nostro mondo. Lasciando senza argomenti quelli che da anni ripetono la triste e stantia storiella del sabotaggio verso la Sardegna da parte di tutte le diramazioni dello Stato, emittenza pubblica compresa. La nostra gente ha tinto di rosa quelle immagini: pitturando di quel colore vecchie biciclette, lungo le strade attraversata dalla carovana, oppure vestendosi a tono. Ho visto, ovunque, partecipazione ed entusiasmo. Ho visto anche la soddisfazione di chi gestisce delle attività, rianimate da questa marea di gente festante. Ma c’è anche quel cartello, sul cancello sbarrato dell’hotel Pitrizza: “Apertura il 25 maggio”. Per chi, come me, ha sempre cercato di sradicare il luogo comune secondo cui Porto Cervo sarebbe un enclave avulsa dal territorio che la circonda, quel cartello all’ingresso dell’hotel Pitrizza suona un po’ come una mortificazione e conferma la tendenza al ridursi delle stagioni, indipendentemente da quel che accade attorno alla Costa Smeralda. La Costa Smeralda è e resta una grande risorsa, purché dialoghi con la terra che l’ha resa possibile, offrendo il suo patrimonio ambientale e la sua umanità. Altrimenti serve a poco. Qualcuno dirà che alle multinazionali dirette dall’estero, sensibili solo alla massimizzazione dei profitti, poco interessa l’integrazione tra aziende e territorio. Quindi, tre mesi di sole e mare e nient’altro. Ma vorrei anche ricordare che gli alberghi della Costa Smeralda hanno un direttore generale sardo. Eppure, la tendenza a rinchiudersi in se stessa sembra sempre più evidente.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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