I funzionari pescati con la mazzetta (se le accuse riportate dai giornali sono vere) e ammanettati mi spaventano più dei politici. Sarà perché faccio parte, come fruitore antico e inconscio, dell’antica narrazione italiana del “piove, governo ladro”. Nella nostra cultura, dall’Unità di Italia in poi, non ci si stupisce se il politico ruba. Ma il funzionario ladro è un fenomeno relativamente recente nell’immaginario collettivo. Nelle ere geologiche della corruzione, è un neonato. Negli anni Novanta era un’eccezione. Eppure già dai tempi di Tangentopoli molti se lo chiedevano: ma come era possibile che la macchina della pubblica amministrazione fosse così permeabile senza la complicità di qualche dipendente? Non era strano che così tanti politici potessero fare correre appalti e altra roba sul filo della tangente senza che gli uffici se ne accorgessero e in qualche modo si opponessero? Sarà forse perché allora la politica aveva ancora un potere che ora si sogna. Se l’abusato luogo comune era quello del politico ladro, ora si è ridotto al luogo comune del ladruncolo, del ladro di galline. I politici determinano ancora le nostre sorti e hanno buoni stipendi pur non riuscendo più a elaborare uno straccio di programma e pur ragionando con i sondaggi di opinione più che con il senso dello Stato e del futuro. Ma almeno ora generalmente li stimiamo quanto meritano. Qualche volta anche di meno. Insomma, nelle pieghe della macchina dello Stato – enti locali compresi – non possono più aggirarsi con l’impunità dei bei tempi. Sarà solo per questo che ai nostri tempi ci sono più funzionari e affaristi che politici ad avere a che fare con vergognose accuse? Ecco, “vergognose”. Il problema è proprio quello della vergogna. La vergogna sociale, l’impossibilità di guardare in faccia familiari, vicini di casa, vecchi compagni di scuola, colleghi o amici del bar dopo essere stati accusati, o addirittura condannati per avere tradito la fiducia della gente. Si dice che la politica abbia superato da tempo questa vergogna. In parte è vero. Ma anche lì ci sono eccezioni. Io stesso ho conosciuto politici (non tantissimi a dire il vero) che soffrivano come condannati alla gogna per accuse non gravissime, inadempienze che non presupponevano certo mazzette. Ma comunque la cosa grave è che questa vergogna sociale, l’unico vero deterrente, più di qualsiasi codice penale, sia all’improvviso venuta a mancare anche a molti dipendenti pubblici. Una categoria che sentiamo a noi più vicina di quella dei politici. Anche qui ci sono eccezioni. Ne conosco uno, accusato di roba edilizia e infine assolto, che ne ha avuto la vita rovinata. Tuttora non parla d’altro. E ne parla come di un incubo dal quale non si è ancora risvegliato. Ma ne conosco altri, e di altri ancora ho sentito parlare, che simili avventure le affrontano come uno potrebbe affrontare una multa per divieto di sosta: “E che cavolo, ma proprio con me se la dovevano prendere?”.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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