Avanzata della sinistra? Sembra il secolo scorso, porca miseria. Ah, già, era il secolo scorso. Diciamo allora che sembra preistoria. Però, che strano quel giugno del 1975. La prima volta che vivevo la notte delle elezioni con entusiasmo. Ma non potevo farlo vedere. Perché da ormai due anni facevo il giornalista e un giornalista non partecipa alle manifestazioni di piazza se non per farne la cronaca. Avevo 23 anni, quel giugno , e una gran voglia di abbracciare i vincitori anziché rivolgere loro domande improntate al sacro principio della terzietà. Fu l’anno dell’avanzata del Pci e io mi sentivo comunista. Lo ero, a dire il vero, da ragazzino, ma di quel comunismo del Sessantotto che delle elezioni “borghesi” un po’ se ne fregava. Fu negli anni Settanta che raggiunsi una maturità, non so più se politica o semplicemente personale, che mi consentì di capire un po’ di cose. A esempio l’importanza storica per la mia città del sindaco socialista Fausto Fadda sostenuto da una maggioranza di sinistra dove il Pci era parte fondamentale. E la carica di presidente della Provincia, che allora era un ente importante, affidata a un grande comunista qual era Giommaria Cherchi. Queste sono riflessioni rivolte soprattutto alla mia generazione, perché è difficile fare capire le elezioni del ’75 a certi che ora dicono comunista come se fosse un insulto e ai quali se gli chiedi una professione di antifascismo ti rispondono che “non è la cosa più importante”. Allora quei risultati sembravano un segno di libertà, del riscatto di una città guidata da una borghesia che si diceva progressista ma che dal 1923, quando circondò festante Mussolini nella sua prima visita a Sassari, non aveva mai fatto davvero i conti con il fascismo e con tutto ciò che rappresentava. Non era una borghesia dichiaratamente fascista, pure se il Msi aveva i suoi bei voti, ma era scarsamente antifascista. Pensava di avere liquidato il Ventennio con la cionfra, con la burla: “Non ci abbiamo mai creduto davvero”, dicevano gli allegri teorici di questa rimozione, “Quindi non c’è bisogno che ora facciamo gli antifascisti”. In quegli anni Settanta ci furono due balzi verso una cultura politica diversa: nel 1973 la grande e spontanea manifestazione di protesta contro l’arresto di Dario Fo nel cinema Rex e nel 1975 le elezioni amministrative. Non saprei dire se entrambi siano stati segnali di un processo che maturava o se il blocco politico tra comunisti e sinistra laica del 1975 fosse una conseguenza dell’esperimento da strada improvvisamente accaduto due anni prima. Non durò molto. Tornò la Dc, anche se ammaestrata dalla lezione e quindi con meno allure da razza padrona. Il Pci resistette. Un grande momento, quando già il nome era Pds ma c’era ancora molto dello spirito del ’75, fu rappresentato molti anni dopo dalla sindaca Anna Sanna. Ma poi anche quello spirito evaporò e non certo per colpa della sindaca. E ora quando sento le cose di adesso, questi che insultano noi elettori dicendoci ogni stupidaggine e pretendendo che ce la beviamo, quando mi accorgo che in fondo hanno ragione perché ce la beviamo davvero, quando vedo tutto questo non posso fare a meno di pensare: però, che elezioni quelle del ’75!
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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