«Senti che lavoro, me n’ero dimenticato, che lavoro fai?»«Be’, mi interesso di mote cose: cinema, teatro, fotografia, musica, leggo…»«E concretamente? »«Non so cosa vuoi dire»«Come campi?»«Mah… te l’ho detto: giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio delle cose». E una delle frasi cult del film uscito nel marzo del 1978 che segna la seconda regia di un allora giovanissimo Nanni Moretti. Il film “Ecce bombo” riuscii a vederlo solo a fine settembre, quando arrivò nella sala del cinema Miramare ad Alghero. Andai con alcuni amici tutti “gioiosamente di sinistra” e ne uscimmo estasiati e preoccupati. Mi colpì, moltissimo, quella strana voglia di aspettare l’alba dalla parte sbagliata, quel dialogo assurdo di Vito, l’amico di Michele Apicella (alter-ego di Moretti) che si chiedeva: «Ma cosa stiamo facendo? Ma che sta succedendo? Ma quando vedremo il sole?»Ecco, a me sembra che, per molti versi, siamo rimasti seduti su quella spiaggia ad aspettare l’alba dalla parte sbagliata e sentire qualcuno che passeggiando con un carretto ci urla “ecce bombo, ecce bombo”. Ci siamo come fermati, anestetizzati da quelle parole, da quel giro lunghissimo di concetti astratti, narcisistici. La sinistra, da sempre, è quella che deve dibattere di tutto e su tutto e il momento più alto, più vero, più vicino a quella realtà che ancora ci portiamo addosso è il monologo di un ispiratissimo Nanni Moretti: «Senti, che tipo di festa è? Non è che alle dieci state tutti a ballare i girotondi ed io sto buttato in un angolo… No, si si balla allora non vengo. Che dici, vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto, così, vicino ad una finestra, di profilo, in controluce. Voi mi fate “Michele vieni di là con noi, dai” ed io “andate, andate, vi raggiungo dopo”. Vengo, ci vediamo là. No, non mi va, non vengo.» Questi siamo rimasti e continuiamo a puntualizzare sulle piccole e forse sterili cose. E’ vero, le parole sono importanti (Palumbella rossa) ma non bastano. Ad ogni discussione, ad ogni decisione da intraprendere siamo in attesa di quell’alba che non vediamo e solo qualche piccola voce si sente lontano dal tunnel: “No, il dibattito no” (Io sono un autarchico, sempre di Nanni Moretti). Questo siamo da sempre. E forse per sempre. Però azzecchiamo in congiuntivi. Non è male. Ma non basta. Almeno credo.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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