Probabilmente Salvini, pure nella superficiale e strumentale visione del proprio ruolo istituzionale, nei mesi da ministro dell’Interno avrà imparato che “la piazza” non è roba per lui. Che non è roba da neo destra con i polpastrelli consumati dalla tastiera quella di affrontare i gas lacrimogeni, le manganellate, i commercianti che ti guardano con odio perché li costringi a tirare giù le serrande per proteggere le vetrine e soprattutto le bastonate di quelli che scenderanno in piazza entrando dall’altra parte, che non saranno pochi. Salvini sa che i suoi milioni di ammiratori sono in buona parte persone che si cagano addosso alla prima causa civile per danni in seguito a diffamazione o ingiurie e che i più coraggiosi della piazza virtuale sono quelli che riescono a nascondere la propria identità. Se la sinistra non ha più la forza di piazza del Sessantotto o meglio ancora delle grandi adunate sindacali, la destra non ha certo i Ciccio Franco dei moti di Reggio Calabria. Ecco il motivo per cui Salvini dice di non volere sollevazioni. Perché non è in grado di sollevare niente.Ciò che non capisco, invece, è l’opposizione di alcuni giornalisti non certo di destra a questa ipotesi sempre più difficile di governo M5S-PD. Dicono che non bisogna avere paura del voto, che il populismo non va affrontato al vertice ma confrontandosi alla base con i populisti e cioè andando a votare. Intellettuali come la Annunziata o Damilano sono troppo intelligenti per non conoscere i rischi mortali che la democrazia italiana affronterebbe con elezioni immediate e la reale prospettiva di una vittoria totale della destra populista, che verrebbe messa in grado di scegliere il nuovo presidente della Repubblica e stravolgere la Costituzione. Sanno benissimo, come dice Sabino Cassese, che l’unico rimedio richiede tempo ed è quello di cambiare il sistema elettorale, passando a un proporzionale che renda impossibile la dittatura della maggioranza, questo attuale sistema con il quale un voto in più è sufficiente per fare ciò che si vuole, anche le cose più oscene e irrimediabilmente dannose, riducendo l’opposizione a un apparato estetico. E’ un sistema che in epoca di populismo imperante, tendenza mondiale destinata a durare, non può essere accettato da una classe dirigente responsabile. Pensavo che i giornalisti di una certa levatura facessero parte appunto di questa classe dirigente. Ma allora perché invocare un voto così palesemente letale? Perché Conte ti sta sulle balle? Perché senza Salvini al governo si vendono meno copie dei giornali che giustamente lo attaccano? Perché vuoi fare pagare ai grillini tutto ciò che hanno detto di noi giornalisti. Figuriamoci se non sono tutte cose che penso anche io, ma da qui a gridare “muoia Sansone con tutti i filistei” ne passa, anche perché se si va votare qui moriamo tutti: filistei, israeliti, egizi, assiri. Lo so anch’io _ che non ho mai scritto sui giornali nazionali e che non so come un salotto televisivo sia fatto dentro _ che in tempi normali a Conte non affiderei neppure i soldi necessari a un’elemosima da dispensare a un immigrato in cerca di un panino e di un caffè. Ma questi, cari colleghi, vi sembrano tempi normali?
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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