Come lo scorso anno, è una stagione drammatica sul fronte degli incendi in tutto il mondo. Ci troviamo di fronte ad un fenomeno epocale, cambiamenti climatici che hanno provocato almeno il quinto anno consecutivo di siccità in gran parte del pianeta ma quest’anno, per uno strano scherzo del clima, è rimasta esclusa la parte occidentale dell’Europa e del Mediterraneo, Italia e Sardegna compresa, con una primavera particolarmente piovosa. Incendi devastanti, con decine di morti, andati avanti per diversi giorni e diverse notti, delle vere e proprie apocalisse che hanno interessato paesi come la California, con diversi morti e migliaia di sfollati. Il presidente americano Trump, colui che ha disdetto gli accordi sul clima e ritiene le problematiche climatiche invenzioni degli ambientalisti, si è affrettato a richiedere lo stato d’emergenza. Restando all’Europa, dopo il dramma del Portogallo dello scorso anno con decine di morti, quest’anno è toccato alla Grecia. Una vera e propria apocalisse con un centinaio di morti. Ma in questi anni il fenomeno è stato portato dalla siccità in luoghi prima interessati in misura minore, per cui si sono avuti incendi devastanti anche sulle Alpi e persino nelle Isole Britanniche e nei paesi scandinavi. Non è solo la Grecia a bruciare, infatti, quest’anno, ma anche la Svezia, nonostante il clima freddo. Quest’anno la siccità e il caldo sono arrivati ai bordi del Circolo Polare Artico. Sono già un centinaio gli incendi importanti scoppiati quest’anno nel paese scandinavo, una situazione che con il passare dei giorni si fa sempre più drammatica. Gli incendi infatti stanno mettendo in ginocchio il paese e per questo motivo si è ricorso all’aiuto della Comunità Europea per fronteggiare questa sciagura. In Svezia non si è manifestata la catastrofe umanitaria della Grecia solo perché le lande boschive svedesi sono pressoché disabitate, e i paesi hanno avuto tutto il tempo di sfollare prima che arrivasse il fuoco. Insomma, dovunque passi la rovente mano della siccità, lì scoppiano gli incendi. Con i cambiamenti climatici, nessuno paese pare esserne escluso. Questa cosa dovrebbe far riflettere su quel senso di inferiorità che giudica i sardi come incendiari, colpevolizzando intere categorie sociali. Alla fine si è visto che, se è vero che il fattore scatenante, per crimine o menefreghismo è pur sempre l’uomo, è anche vero che se non esiste la complicità della natura, gli incendi non corrono e si spengono con facilità. Quest’anno che in Sardegna ha fatto un maggio particolarmente piovoso, spariti anche i “maledetti incendiari”. Strano no? Fino a questo momento, infatti, in una terra dal clima mediterraneo e quindi naturalmente vocata agli incendi, sono davvero pochi ed insignificanti gli incendi scoppiati quest’anno, fatti gli debiti scongiuri. I capricci del clima sono imprevedibili, e ci potrà toccare un finale di stagione siccitoso. Ma per il momento il clima ci è stato amico. L’anno scorso in un articolo dal titolo “Forse che i sardi non sono incendiari come si dice” provai a spiegare come nascono questi marchi di inferiorità alla quale per primi sono proprio i sardi a crederci:
“Nella carta dei fattori predisponenti di rischio, la Sardegna, in quanto paese dal clima secco mediterraneo, mostra il colore più intenso, come il sud della penisola iberica e della penisola balcanica. Le altre zone, la penisola italica, il sud della Francia, le Alpi, le pianure europee, sfumano gradatamente con colori meno scuri, meno “rischiosi” In Sardegna l’incendio viene considerato, perciò, un fenomeno “endemico”. Dietro questa parola si nasconde una sorta di marchio, di stigma che unisce, come costante storica di una visione impietosa, la geografia aspra e difficile con la componente umana, come una sorta di unico amalgama che produce un vizio inestricabile. Terra aspra e inospitale, uomini duri e selvaggi. Ecco allora che, anche dagli stessi sardi, parte l’accusa, la fustigazione spietata e inesorabile sui sardi che non amano la propria terra, e la incendiano per odio, per vendetta, o per chissà quali interessi. Parte così la retorica, tanto amata dai mass-media, dai politici e dal popolo dei complotti, sull’industria del fuoco, sugli interessi inconfessabili, sulle speculazioni di varia natura, e su altre sciocchezze sulla quale è meglio tacere. Una retorica ipercritica che è tipicamente italiana, anche se fatta soprattutto da sardi, che traduce tutto in una sorta di melassa antistorica e illogica, e che in Italia trova nella “mafia” la spiegazione a tutte le disgrazie e ai fenomeni negativi, e in Sardegna si disperde nella retorica degli interessi e dei complotti o dei sardi incendiari. … Nel momento in cui le condizioni climatiche predisponenti i fattori di rischio, con la siccità, si sono spostate anche fuori dalla Sardegna, incendi inarrestabili hanno devastato quelle zone. Nessun mezzo gaudio. Lo dico con molta tristezza e con la morte nel cuore: In Italia e in Europa vi sono stati incendi ben più devastanti e tragici di quelli accorsi quest’anno in Sardegna. Incendi con fronti delle fiamme chilometrici, andati avanti per giorni e per notti senza sosta, nella confusione più totale, con evacuazioni bibliche, con code disperate di gente in fuga. Roba di cui, tutto sommato, si parla poco, perché ci si abitua a tutto. Ci abitueremo ai morti degli incendi, se vogliamo legati allo stile di vita industriale e consumistico che stravolge il clima, come quelli per incidenti stradali, a migliaia, come un effetto collaterale inevitabile della modernità. … nel paradosso, la Sardegna, una delle Regioni più a rischio di incendi d’Europa, ha mostrato una resistenza al fenomeno notevole. Al punto che è risultata, nonostante i tagli e l’invecchiamento dell’apparato antincendio, forse in assoluto la regione maggiormente efficiente, ovvero con un minore rapporto tra incendi innescati e superficie bruciata. Ogni anno in Sardegna si spengono dai 3000 ai 4000 mila incendi, ma solo pochissimi superano i 2 – 3 ettari. Chi lavora nell’antincendio sa bene che in Sardegna gli incendi si sanno spegnere, ma naturalmente non è cosa di cui vantarsi troppo, un po’ per inveterato complesso di inferiorità, un po’ per scaramanzia. Nel sud della Francia, in Corsica, nel Nord Italia, in Spagna, in Portogallo, l’apparato antincendio, invece, è collassato inesorabilmente in tante tragiche occasioni (quest’anno in Grecia e in Svezia, ndr)”
Concludevo il mio articolo con una riflessione di natura politica:
“Ogni anno una vedetta va in pensione e non viene rimpiazzata, una squadra di Forestas si arrende all’età, la pattuglia del Corpo Forestale ha sempre più ettari di giurisdizione da controllare, che non ci sono assunzioni da dieci anni. Altro che industria del fuoco…”.
Al margine di questa storia, di questo ribaltamento delle situazioni dovute ai capricci del clima, è interessante tirare fuori una certa morale. Quanto siano cattive abitudini, malignità e tendenza al complottismo a voler spiegare, sotto la lente dello stereotipo e del pregiudizio, i fenomeni: in Svezia non c’è la mafia, non ci sono le assunzioni nei cantieri forestali, non c’è l’industria del fuoco, non ci sono i pastori che metto il fuoco per il pascolo, non c’è la speculazione edilizia. Eppure le temperature stanno toccando i 32 gradi e, pertanto, brucia. Temo invece che, dato che tutto il mondo è paese, anche in Svezia ci sia quella stessa umanità meschina e pusillanime che la vegetazione secca e riarsa tira fuori, quell’umanità, a dispetto dell’agio e della tranquillità economica, che se ne frega delle precauzioni e che usa il fuoco come strumento di giustizia personale. La siccità, insomma, è un esaltatore dell’umanità tale e quale è, e non conosce pregiudizio. Ma la lezione degli incendi in Svezia insegna anche un’altra cosa. La Svezia, ovviamente, non è preparata a fronteggiare questa emergenza. Gli svedesi sono molto preoccupati perché, com’è noto, il paese dell’Ikea è un forte produttore ed esportatore di legname, per cui si è costretta a chiedere aiuto agli altri paesi. La gara europea alla solidarietà si è messa in moto e, di questi tempi, è cosa davvero buona e speranzosa. In particolare dall’Italia sono volati due Canadair ma è soprattutto la Polonia con oltre 40 mezzi antincendio con relativi equipaggi ad aver offerto un contributo notevole. La carovana dei “pompieri” polacchi è stata accolta con scene di vero giubilo in Svezia. A quanto pare la gara di solidarietà inizia a dare i suoi frutti e il fenomeno è stato contenuto di molto. Come a dire, badate che nella vita non si sa mai. Anche se sei ricco, non hai grossi problemi sociali, e credi che nulla ti possa capitare, non si sa mai.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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