Pubblico la sinossi di quarta di copertina del mio ultimo libro “La Mano destra della Storia”, (Carlo Delfino Editore), sull’oscurantismo della storia sarda, la demolizione della memoria e sul problema storiografico in Sardegna. Stasera anteprima ad Assemini alle ore 18 presso il circolo Arci. Presto a Sassari, Carbonia e Cagliari. E in giro per la Sardegna. Tra pochi giorni anche nelle librerie: La Mano destra della storia. La demolizione della memoria e il problema storiografico sardo. Verso la fine degli anni ’60 giunse in Sardegna Fernand Braudel. Il grande storico francese si meravigliò della caratura storica e archeologica dell’isola, con l’eccezionale presenza di migliaia di gigantesche torri nuragiche, pozzi sacri, tombe dei giganti e altri monumenti megalitici dalla intensa simbologia. Come era stato possibile che la civiltà nuragica fosse rimasta all’ombra della storia europea per tutti quegli anni? E per quali ragioni, ancora oggi, molti libri di testo scolastici trascurano la storia antica dell’isola? Per quale motivo le questioni della storia e dell’identità, nell’isola, sollevano aspre polemiche e conflitti irrisolti? Perché in Sardegna il termine “mitopoiesi” è così ricorrente e considerato solo nella sua accezione negativa, al punto da ingenerare una sorta di “mitofobia”? Per quale ragione la storia della Sardegna è stata esclusa da quella italiana e da quella europea, al punto da trascurare personaggi come Eleonora d’Arborea e Grazia Deledda, o di far scomparire il Regno di Sardegna dalla genesi dello stato nazionale? Perché, quarant’anni dopo la loro scoperta, i Giganti di Mont’è Prama sembrano non aver trovato, tra le polemiche, la loro naturale collocazione nella storia? Per quale motivo argomenti come l’influenza della civiltà nuragica su quella etrusca o l’attinenza tra shardana e nuragici paiono incontrare resistenze ben oltre i fisiologici dubbi scientifici? Per quale motivo l’immenso patrimonio storico, archeologico e antropologico sardo, che potrebbe produrre effetti di rilievo sull’economia regionale, è misconosciuto e poco valorizzato? Fino ad oggi gli studiosi hanno sottoposto a scrupolosa revisione critica il processo di socializzazione della storia e le mitodinamiche popolari, con un esito ormai ampiamente espresso: deriva identitaria, mitopoiesi, fantarcheologia, archeosardismo, contrappresentismo; analisi condite con accuse di prostituzione intellettuale, speculazioni economiche, persino eversione indipendentista e razzismo. Tuttavia questa impostazione decostruzionista, per quanto in parte utile, lascia irrisolto il problema storiografico sardo. Una prospettiva che tende a scambiare i luoghi di produzione storiografica con i luoghi di resistenza, la nazione con la minoranza etnica, ovvero il soggetto con l’oggetto e la causa con l’effetto. “La storiografia, in Sardegna forse più che altrove, è una “presa di distanza”, un perpetuo esercizio di critica nei confronti della storia che sorge, spontanea, fuori dalle righe, e finisce per limitarsi ad una mano destra che osserva e critica l’opera della mano sinistra.” Partendo dal concetto di egemonia culturale e dagli studi sul “sistema mondo”, l’autore indaga, perciò, sul problema storiografico sardo, sui processi di nazionalizzazione della storia, sui condizionamenti post-coloniali, e sulla tipica prospettiva diffusionista ed etnocentrica della storiografia occidentale che la cultura si sia diffusa per contagio e non possa nascere, indipendentemente, in luoghi e tempi diversi. Una prospettiva funzionale alle politiche di sopraffazione politica, militare ed economica in atto nel pianeta. Un’analisi critica alla consueta prospettiva storiografica, che finalmente considera la “mano destra della storia”, ovvero il centro di produzione storiografico, i suoi rapporti con l’egemonia culturale e con i processi di nazionalizzazione.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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