Perché i sardi rinunceranno ad un loro rappresentante in Senato.
Prendo spunto da questo interessante articolo di Maninchedda.https://www.sardegnaeliberta.it/marcello-pera-e…/Molti sardi infatti si stanno domandando come sarà possibile, sondaggi alla mano, che dei 5 rappresentanti sardi previsti in senato, in realtà ne verranno eletti soltanto 4, perché uno andrà al toscano Pera.Sì, quello che anni fa, in un dibattito con Cossiga, lo accusò di essere, in quanto sardo (anzi barbaricino), un abigeatario, ovvero un “ladro di democrazia”.Uno che, intervistato, come scrive Maninchedda, ammette di non sapere molto dell’isola. E neppure si è visto, in Sardegna, nel suo seggio sicuro, in campagna elettorale.Prendo spunto dall’articolo di Maninchedda, intanto, per dire che molti, troppi intellettuali sardi contribuiscono ad alimentare, con le loro critiche, quel senso di inferiorità che, a mio parere, basta e avanza. Quella “vergogna di sé”, come la chiamava Placido Cherchi, che è tipica dei rapporti economici tra aree geografiche con diversa forza economica e politica.Per non dire delle situazioni di tipo coloniale.
A differenza di quanto sostiene Maninchedda, infatti, preferisco ancora Michelangelo Pira e la sua “rivolta dell’oggetto” al discorso “sui sardi che (non) sanno amare” di Sedda. Forse non ci si rende conto che certi discorsi si inseriscono all’interno di una egemonia culturale che finisce per convincerci che così siamo. Insomma, nel nostro modo di essere, complesso di superiorità e di inferiorità, come facce di una stessa medaglia, si alternano. Un giorno siamo il meglio, il giorno dopo ci flagelliamo.Certo, nell’articolo di Maninchedda c’è una vis provocatoria, è evidente, e ci sta.Ma la verità, secondo me, è un’altra. Non è per mancanza di amore civico che i sardi non votano (sondaggi alla mano), in questo caso specifico, il candidato sardo. Io penso che non ci sia un difetto tutto sardo, l’invidia, o chissà cosa, in questo, ma esattamente il contrario.Cioè i sardi votano esattamente come tutti gli altri. Votano come gira il vento, e come votano gli italiani.Nel voto siamo, dunque, perfettamente italiani. O per dirla con quello slogan, siamo sardi, italiani, ed europei, e persino occidentali, a giudicare da quel che succede nel mondo.Quando diffusero, con tutti i mezzi leciti e illeciti, la psicosi sugli immigrati, i sardi votarono Lega, esattamente come nel resto d’Italia.Quando in Italia si abbatté il maremoto dell’antipolitica, i sardi votarono per il movimento che incarnava quel sentimento. Esattamente come in Italia.
In “Amore Liquido” Zygmunt Bauman (a proposito di amore), spiega che negli Stati Uniti, ad ogni campagna elettorale, si assiste ad una bizzarra gara a proporre l’inasprimento della pena di morte. Nei mesi che precedono le elezioni, viene montata così a dismisura odio e paura verso ipotetici delinquenti, pedofili, immigrati, e chi più ne ha più ne metta.Insomma, ad ogni elezione si assiste nel mondo ad un vento che travolge e passa, e i sardi, anche se un’isola, stanno in questo mondo.Quest’anno il vento è questo, e punta su un malcontento e su un’insicurezza, una paura, che ci è entrata dentro, partita dal covid e arrivata al terrore di conflitto nucleare per via della guerra in Ucraina. Nella migliore delle ipotesi, ci aspettano aumenti esorbitanti dell’energia, dei trasporti, dei beni di consumo. Sono stati tre anni di paura, di paura tossica, con un futuro incerto.Questa sarà dunque la volta della paura, dell’insoddisfazione, dei desideri inespressi, del malcontento. Un vento che tira a destra, e che punisce chi ha dovuto governare i periodi difficili.
La paura: niente come la paura impedisce di pensare, di ragionare.
È una emozione tossica, pervasiva, paralizzante. Dove c’è la paura, manca il pensiero logico e razionale.Ecco perché i sardi, come gli italiani, e come in tante altre parti del mondo, quest’anno voteranno a destra. Per paura e insoddisfazione. Non baderanno tanto a chi c’è, o a chi non c’è, se uno è sardo, o non è sardo. Voteranno seguendo il vento, come tutti, dappertutto.Anche se poi si ritroveranno con un rappresentante in meno in Senato, maledicendo il caro traghetti, gli aerei che se ne fregano dei residenti, l’indice ferroviario di gran lunga più basso d’Italia, eccetera, eccetera, eccetera.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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