Dipartimento di Scienze della Vita, Università di Trieste - Progetto Dryades - Picture by Andrea Moro - Barcellona, Orto Botanico., Catalogna, Spagna, - Image licensed under a Creative Commons Attribution Non Commercial Share-Alike 3.0 License
Scrive nella sua bacheca l’esperto ciclista Enzo Pascalis: “Le forature sospette, di cui si è parlato durante la tappa del Giro d’Italia in arrivo a Cagliari, non sono dovute ad azioni da parte di teppisti o nemici della bicicletta e del ciclismo ma causate dalla presenza sulle strade del temutissimo (dai ciclisti) “Tribulus Terrestris” (Basapei in Sardo).” In realtà, da una piccola discussione in redazione con i ciclisti Giorgioni e Dessena, mi dicono che in Gallura sono chiamati “li brocchi”, mentre nel nuorese “Ispina Thurpa”, spina cieca. Mi dicono anche che la traversata amatoriale Arzachena – Mara fu colpita da questa calamità ciclistica. Infatti la spine del tribolo sono acuminate, e ricordano un tetraedro, concepito in modo che ricadano sempre con la punta in alto. Forse è un meccanismo naturale per incastrarsi nelle zampe degli animali ed essere trasportate il più lontano possibile. Le spine si conficcano, infatti, nei piedi nudi, nelle zampe degli animali, nei pneumatici delle biciclette, e sono in grado persino di bucare le ruote dei ciclomotori e altri mezzi di trasporto leggeri. Una pianta diffusa non solo in Sardegna, ma che nell’isola trova nel maestrale un alleato formidabile, che cosparge le strade di queste terribili sementi nemiche giurate dei ciclisti. Maestrale che ha soffiato fortissimo nella terza tappa da Tortoli a Cagliari, al punto da stravolgere un esito apparentemente scontato, l’arrivo in volata, con una fuga imprevista di un drappello di ciclisti, che sono riusciti a mantenere, grazie al fortissimo vento trasversale che soffiava a raffiche da nord-ovest, un vantaggio esiguo ma sufficiente fino all’arrivo. L’organizzazione in genere è attenta ad eventuali scherzi con chiodi, puntine od altro, piuttosto frequenti dappertutto, e curano la strada prima del passaggio degli atleti. Ma il tribolo, trasportato dal maestrale, è stato imprevedibile. Quindi nessuno scherzo goliardico di cattivo gusto, peraltro frequente un po’ dappertutto, e nessuna protesta nazionalista o sardista. La curiosità di questa pianta è l’uso che nella medicina alternativa si fa. E’ venduto, infatti, come integratore in grado di aiutare la produzione di testosterone, grazie ad alcuni principi attivi presenti nella parte aerea della pianta che, peraltro, è infestante e quindi non ha bisogno di particolari cure agronomiche. Si vende anche come afrodisiaco e persino come cura nelle disfunzioni sessuali. Quindi possiamo tranquillizzare chi ha temuto in un attentato da parte di fantomatici insurrezionalisti, nulla di tutto questo. Come spesso succede, a conoscerla, la natura ci riserva sempre delle sorprese. Decisamente antipatica questa pianta. E, verrebbe da dire, speriamo di non averne mai bisogno.
fonte dell’immagine: http://luirig.altervista.org/flora/taxa/index2.php?scientific-name=tribulus+terrestris
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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