«Siamo andati a dormire con la quasi certezza che Valeria fosse morta». Così, col volto triste, un dolore che si intravede nitido ma che si vuole trattenere, un dolore che è tutto dentro a una madre e a un padre che hanno appena perso la loro figlia, una figlia che è la loro vita, il loro orgoglio. Valeria Solesin è la giovane vittima italiana del terrorismo scatenato sabato notte a Parigi da altri giovani con una formazione nettamente differente, una cultura e una preparazione che niente ha a che fare con Valeria. Perché Valeria è vissuta con quegli splendidi genitori che hanno dato una grande lezione a noi e a tutto il mondo. Una lezione di civiltà, di amore, di orgoglio, di dignità e di accettazione di un dramma che si porteranno dentro per sempre. «Quello che preme a me e a mio marito è il ricordo di nostra figlia, che era una persona meravigliosa. Una figlia, una persona, una cittadina e una studiosa meravigliosa». Poche parole rilasciata a giornalisti abituati a ben altre reazioni, affidate ad una televisione troppo spesso interessata a fare audience ospitando Salvini vendicativi e razzisti, Santanché rancorose e politicanti urlanti. Poche e sommesse parole, quelle pronunciate da Alberto e Luciana Solesin che sono state, per chi le ha sapute cogliere, una grande lezione di come sia possibile vivere impegnandosi nel tentativo di cambiare un mondo sempre più avviato al conflitto, alla sopraffazione, all’odio e, in un dramma come quello, alla vendetta. E’ più difficile avere la forza di Alberto e Luciana Solesin che bombardare su civili innocenti e soprattutto sparare cazzate!
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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