Stamattina ho aperto Facebook e ci ho trovato un post della Barracciu. Il sottosegretario commentava un’intervista al Corriere di Rosy Bindi. Il post si concludeva con queste parole: “Che pena i dinosauri nostalgici che non si rassegnano alla loro glaciazione!”.
Zia Candida è la sorella di mio padre. Ha 74 anni, non si è mai sposata ma ha visto molta più vita di me. È una cattolica osservante, va in chiesa più volte a settimana, ride e parla molto ma conosce il sacrificio del silenzio: capisce quando le parole, pur giuste, possano essere di troppo. E sa tacere, con cristiana sopportazione.
Ogni tanto cerca discretamente di ficcarsi nella mia vita, pur sapendo che siamo figli di mondi e tempi diversi.
Me l’immagino già la scena, al pranzo di Natale: lei serve la zuppa gallurese, poi allude al suo desiderio di assistere alla Messa serale, quindi mi invita ad andarci assieme a lei, io mi tengo sul vago, lei scuote la testa, io mi defilo passando ad altro argomento. Quest’anno cambierò tattica. Mi alzerò in piedi e declamerò questa frase: “Che pena i dinosauri nostalgici che non si rassegnano alla loro glaciazione!”
Fatelo anche voi, se una zia o una nonna dovesse indirizzarvi un consiglio che riteniate sgradito o una critica che vi appaia ingenerosa. Pronunciate quelle parole accompagnandole col ghigno più gelido di cui siate capaci.
Io mi chiedo cosa possa essere rimasto di democratico in un partito che usa la lingua come una lama per recidere le lingue altrui, un partito ormai abituato a tappare la bocca di chi venga considerato non più idoneo alla parola per sopraggiunti limiti anagrafici.
Nessuno indirà conferenze stampa per questo post, nessuno protesterà o avvierà procedimenti disciplinari. Non ci sarà “la rivolta del web”.
È facile attaccare la Bindi. Dicono sia vecchia, dicono non sia di bell’aspetto. Ma la politica non è audience televisiva: la politica dovrebbe offrire esempio.
Ma spiegatemi, adesso, quale sia la differenza tra la schifosa violenza di genere e quella che definiremo “anagrafica”, ditemi voi se chi sbeffeggia un vecchio per via della sua età sia meno colpevole di chi maltratta una donna per la sua debolezza
Facile attaccare chi trascina sulle spalle uno zaino del tempo più voluminoso del nostro e ha tracciati sul volto i segni della fatica. Ma certo, aboliamo ogni Senato e non se ne parli più!
Io non difendo la Bindi. Io rifiuto l’arroganza di chi vorrebbe costringere al silenzio coloro che trascinano uno zaino molto più voluminoso del mio. Capiterà a tutti, prima o poi, di avere un peso quasi insostenibile sulle spalle. Anche al sottosegretario.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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