Il personaggio del giorno dovrebbe essere Virginia Raggi sindaca di Roma ma credo che, a questo punto, i personaggi siano quei cittadini che con continua retorica vengono citati come un mantra dalla sindaca che risponde solo ed esclusivamente ad essi. Quei cittadini che l’hanno votata, che erano disperati, affranti, sconsolati e che si aspettavano, davvero, che qualcosa sotto il cielo capitolino cambiasse. Quei cittadini che avevano chiesto la testa del sindaco Marino per una storia di multe non pagate, di scontrini in trattoria: cose non di rilevanza penale ma che avevano intaccato la coscienza del popolo di Trilussa. La Raggi rappresentava ciò che gli altri non erano mai stati: il nuovo e il pulito. Ci avevano scommesso i cittadini di Roma anche se rimanevano comunque scettici: cambia il maestro d’orchestra ma i suonatori sono sempre gli stessi. Già, i suonatori. Perché questo è il problema della Raggi e dei cittadini di Roma. Nella famosa rotazione dei dirigenti un fido scudiero della sindaca – che si trovava in forza anche con l’ex sindaco Alemanno – comincia a disegnare la mappatura del potere ritagliandosi per se il ruolo di sindaco “per davero” e per il fratello un ruolo dirigenziale non di poco conto in barba alla trasparenza che prevede l’obbligo della messa a concorso dei ruoli dirigenziali (Legge 165/2001). Su questo la sindaca rischia di rimanere impantanata: è stata iscritta nel registro degli indagati per falso in atto pubblico e abuso d’ufficio. La promozione di Renato Marra a capo della direzione turismo pone la Raggi in seria difficoltà anche su un altro punto. La sindaca ha sempre dichiarato alla Magistratura, alla stampa e ai cittadini di Roma che il suo capo del Personale Raffaelle Marra non era intervenuto sulla nomina del fratello. Questa dichiarazione pare non sia vera almeno a quanto si legge dalle ricostruzioni dei giudici e dalle chat trovate sul telefonino di Marra, attualmente in carcere perché accusato di corruzione. “Questa cosa dello stipendio”, scrive la Raggi a Marra, “me la dovevi dire, mi mette in difficoltà”. Appare evidente che il buon Raffaele fosse a conoscenza della nomina di suo fratello e, anzi, probabilmente l’aveva caldeggiata. Il popolo di Roma che tante ne ha viste passare da tutte le sponde del Tevere appare quasi rassegnato. Non ci sono molti scudi levati contro Virginia Raggi. Il Movimento cinque stelle ha deciso che essere iscritti nel registro degli indagati non significa essere colpevoli. Giustissimo. Peccato però che gli stessi protagonisti che oggi affermano questo sono quelli che gettarono sul patibolo Ignazio Marino che comincia ad essere rimpianto. Forse era una sindaco lunare, marziano, ma a suo discapito si può dire che aveva la stessa ingenuità amministrativa della Raggi. Con una differenza di non poco conto: lui era un medico mentre la Raggi è un avvocato e davvero rimane incomprensibile come almeno sui fondamentali del diritto amministrativo non ci abbia preso. I cittadini di Roma osservano e cominciano a farsi qualche domanda e, lentamente, ma molto lentamente provano a darsi anche qualche risposta.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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