Negli anni settanta, quando avevamo l’età per essere cretini, qualcuno era convinto che cantare come Mal dei Primitives fosse un punto d’incontro importante, un modo come un altro per riuscire a raggranellare qualche bacio fortuito e qualche “pomiciata” blandissima ma da raccontare agli amici la sera in passeggiata. Così molti passavano le serate a guardare quei settimanali sdolcinati come “Big” e pieni di fotografie sorridenti dove “Mal” era il belloccio di turno, con una voce improbabile ma straniera e quindi poteva funzionare. Quello che non avevamo capito – eravamo molto cretini, in realtà – è che non era la voce strascicata e l’accento falso americano a conquistare le ragazzine, ma il look: come Mal si vestiva. Capelli a caschetto, pantaloni a zampa d’elefante attillatissimi e magliette aderenti: un macho un po’ effeminnato, a dirla tutta. Un mio amico cominciò con il tagliarsi i capelli in quello strano modo e fu, per giorni, lo zimbello della prima tratta della passeggiata algherese dove noi, a quei tempi, alloggiavamo. Un altro cominciò a portare quei pantaloni che parevano vele di una barca tanto erano larghi intorno a scarpe arrotondate e grosse. Diciamoci la verità: eravamo sinceramente ridicoli e non lo dico oggi che sembra facile, ma lo dicevo e lo pensavo anche a quei tempi, tanto che venni subito tacciato come l’intellettuale rompiballe, quello che non avrebbe mai combinato nulla con una donna. Neppure una pomiciata al volo. Finì che cominciai ad ascoltare sempre più spesso alcuni cantautori e mi innamorai di loro. Mal dei Primitives lo lasciai perdere e con lui tutto ciò che girava intorno. Non sono diventato un grande sciupafemmine ma quelli con i capelli a caschetto, i pantaloni a zampa telefonata e la parlata americana non sono poi diventati questi grandi playboy e, a dirla tutta oggi, magari, rivedendosi si vergognano un po’.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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