E’ accaduto ancora nello stesso tratto di strada sulla 131: discesa di Mogoro in direzione Sassari. Un km o poco più. Anche stavolta d’estate, forse le elevate temperature, la diversa ionizzazione dell’atmosfera, la conformazione orografica della zona, possano essere la causa di fenomeni spazio temporali, una sorta di triangolo delle Bermuda, con effetti imprevedibili sulla ricezione radiofonica. Perennemente sintonizzato su una emittente nazionale ascolto Don’t answer me, di Alan Parsons, quando all’improvviso quel suono è sostituito da “su cuunnuraghe de mammarua baarbagia”, e giù risate, “mi raccomando stasera tutti a…”, si reclamizza un evento canoro in una località di quelle parti, “oh, mi raccomando porta quella tua amica, quella con i calzoncini rubati a Barbie, altrimenti mi dedico a tua sorella”, parte la musica, si fa per dire, suoni che ricordano i rumori di un cantiere stradale.
Poi, prima di Uras, prima di capire quale sia l’emittente intrusa, ritornano le note di Alan Parsons.
Rimango perplesso per la naturalezza della scurrilità appena ascoltata in questa foresta selvaggia delle emittenti radiofoniche. Quindi è capitato di nuovo.
Accadde la stessa cosa qualche anno addietro, il contatto durò molto più a lungo, e anche allora si capì al volo che non era la BBC. Fascia oraria pomeridiana, al microfono uno col nome inglese dal suono duro e scuro. Rispondeva a un ascoltatore che chiedeva consigli su come era meglio comportarsi con la sua nuova fidanzata e la ex moglie che si voleva riavvicinare. Di sicuro era una bufala, ma il nostro non arretrò, anzi. Si sentiva che era motivato, si capiva che quello è il suo terreno preferito. Perciò la risposta fu delicata come un colpo di roncola: “trombale tutte e due”.
Temendo di aver frainteso chiesi conferma agli altri passeggeri che annuirono: sì, ha detto trombale.
Identica situazione e stessa fascia oraria alcuni giorni dopo, lo speaker ha solo il nome abbreviato e inglesizzato, i cognomi neanche a pensarlo. Vuoi mettere: Roby, Max, Tony, sembrano fatti apposta per l’etere. C’è da capirli, dove vuoi andare su una radio se ti chiami Cosimo Argiolas, Salvatorico Cubeddu o Giommaria Carcangiu, al massimo puoi dedicarti al bestiame, oppure a imballare fieno, ma inadatti per la radio. Quella volta l’argomento trattato era la lunghezza del pene di un fantomatico Manolo, il cui nome si prestava a doppi sensi onanistici. Un’occasione imperdibile per la vasta platea di docenti in dinamica del fallo, ma anche per constatare che i seguaci di Onan il barbaro sono assai più numerosi di quanto la pratica solitaria indurrebbe a immaginare. Forme di emulazione mal riuscite di più noti Zoo e Zanzare nazionali.
Nessun filtro e professionalità verso gli ascoltatori.
Nessun dubbio sul livello di gradimento dei clienti commerciali, quelli che pagano la pubblicità.
Prevale il compiacimento dei conduttori per le “figate” che tanto piacciono a ragazzi/e, che a loro volta mostrano disinvoltura nel parlare di membri e copule, giacchè da quella familiarità con gli articoli in oggetto mostrano, millantando si presume, un vissuto precoce.
Tutto ciò ricorda quel gioco della prima infanzia, quando i bambini fanno a gara con le prime trasgressioni verbali, e ridono da matti quando il più ardimentoso dice cacca.
State in guardia nella discesa di Mogoro in direzione Sassari.
(di Giovannimaria Mimmia Fresu)
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