“Va fatto, me lo chiedono molte famiglie”. Questa sarebbe la motivazione per la quale il ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli, intenderebbe tenere aperte le scuole anche d’estate. L’idea, intendiamoci, potrebbe anche essere interessante se non fosse per la motivazione addotta.
Se il ministro Fedeli, nell’annunciare la sua iniziativa, avesse spiegato in che modo intenda impiegare gli studenti e il corpo docente italiani nelle calde giornate estive, avremmo pure potuto valutare l’idea. Ma sapere che tutto si basa sulle richieste di centinaia (sì, centinaia) di famiglie ci riporta con i piedi per terra a parlare della solita italietta. Ho paura che buona parte dei richiedenti pensino principalmente a un luogo in cui depositare i propri figli e andare a lavorare senza patemi. Cosa più che legittima ma piuttosto lontana da ciò che l’istituzione scolastica incarna e rappresenta. Sarebbe comunque interessante leggere il contenuto delle lettere che il ministro sostiene esserle state recapitate.
Di questa storia delle scuole aperte tutto l’anno si parla da anni. Nel senso che periodicamente qualcuno lancia l’idea e poi se la dimentica nel cassetto. Siamo di fronte, insomma, al solito annuncio senza contenuti che consente al ministro Valeria Fedeli di tornare a occupare le pagine dell’attualità. Non che faccia fatica, a dire il vero. Qualche giorno fa la nostra responsabile dell’Istruzione si è distinta per un memorabile discorso, pronunciato in quel di Cherasco e addirittura riportato integralmente nel sito del Miur, sull’armistizio che pose fine alla guerra tra Francia e Regno di Sardegna, riuscendo nell’impresa di rendere contemporanei Napoleone Bonaparte e il re sciaboletta. In precedenza, ricorderete la polemica sui titoli di studio millantati e mai conseguiti che ci consegnano, in un settore cruciale, un ministro tutt’altro che qualificato e assai poco credibile.
A queste latitudini, ormai, il vento dell’indignazione è una lieve brezza che rende le dimissioni un nobile gesto riservato ai cretini.
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