Quando mi sono iscritta in Scienze politiche era obbligatorio lo studio di due lingue straniere. Avendo fatto otto anni di francese, era scontato che come prima lingua scegliessi francese. La seconda era da scegliere tra spagnolo, russo o tedesco. Esclusi subito il russo, pur non essendo ancora caduto il muro; esclusi anche il tedesco (avevo pregiudizi); rimaneva lo spagnolo. Lo spagnolo, pensai, è una lingua neolatina e per noi italiani, per chi ha studiato per otto anni anche latino sicuramente sarà una passeggiata. Ma non solo, io lo spagnolo ce l’avevo nel sangue, me l’aveva fatto amare nientemeno che Tex. Sì, Tex Willer, il personaggio dei fumetti che spesso, insieme ai suoi pards, parlava spagnolo, perché il Texas, dove si svolgevano le sue avventure, era una terra colonizzata dagli spagnoli e perché confina col Messico dove lo spagnolo si continua a parlarlo. E allora ho iniziato a frequentare le lezioni, quasi per gioco. Proprio il primo giorno la lettrice, spagnola e moglie del nostro prof di Storia sociale, il compianto Francesco Manconi, nel giro, mi fece leggere. E lessi benissimo, lasciando meravigliati i miei colleghi coi quali ci eravamo presentati quasi per gioco: – Ma dove lo hai imparato lo spagnolo? – mi chiesero all’uscita. – Dai giornalini di Tex, – risposi tra l’ilarità generale. Ma era la verità. Avevo imparato quelle poche cose dai giornalini di Tex! Dunque da quel giorno iniziai a seguire le lezioni. Vi chiederete: – E cosa c’entra Fidel? C’entra, c’entra… Perché il docente, quello che non è mai venuto ma c’era e vegliava su di noi, un certo Hernan Loyola, un cileno amico di Salvador Allende, che si trovava a Sassari al momento del colpo di stato di Pinochet e vi restò adottato dagli intellettuali sassaresi e dai compagni comunisti, quell’Hernan Loyola, che pare fosse amico anche di Fidel, oltre alla grammatica e alla sintassi spagnola, ci impose la lettura, la traduzione e il commento del Descurso sobre la deuda del tercer mundo. Era l’intervento che Castro aveva fatto, se non ricordo male, ad una conferenza dei Paesi non allineati, quelli cioè che non avevano aderito né al blocco occidentale, filo americano, né al blocco orientale, filo sovietico. Ci vennero distribuite le copie dattiloscritte. Dovevamo esercitarci nella lettura, dovevamo tradurlo, ripeterlo e l’esame si sarebbe svolto parlando di quello. Confesso che lo avevo letto tutto d’un fiato e lo condividevo anche, perché in quelle pagine si parlava delle ingiustizie mondiali, delle storture del mondo capitalista e di quello comunista, dei soprusi subiti dai paesi del terzo mondo, sfruttati dalle grandi potenze, depauperati delle loro ricchezze rappresentate da petrolio, minerali e quant’altro, e allo stesso tempo sottomessi attraverso i prestiti che i governi, soprattutto quelli dell’America latina e dell’Africa, contraevano con Stati Uniti , Unione Sovietica e banche internazionali. Sosteneva, il Lider Maximo, l’abolición de la deuda del tercer mundo e la creazione di un nuevo orden mundial fondato sulla giustizia economica e sulla pace. «Noi diciamo: è impagabile. Non può essere pagato per ragioni matematiche, economiche. Noi diciamo anche: è impossibile politicamente. I governi non sono nelle condizioni, in nessun paese dell’America Latina, di applicare queste misure (dall’alto costo sociale) del Fondo Monetario Internazionale»..Grande, Fidel! Un discorso bello, condivisibile, coinvolgente e appassionato, che avevo letto tutto d’un fiato e anche tradotto. E all’esame un figurone, con quel docente che finalmente vedevamo per la prima volta: un uomo piccoletto, tozzo e per niente simpatico, a metà tra Cico, il braccio destro di Zagor”, e Luciano Tajoli con i baffetti. Una si aspetta trenta e lode da un esame così, e invece…Ventinove! – No, scusi, professore, perché ventinove? – Perché io non la conosco, non ho seguito i vostri percorsi durante tutto l’anno, dunque prendere o lasciare. – Prendo… Ma un vaffanculo a lui e a Fidel tra me e me gliel’ho indirizzato, e oggi, morto Fidel, lo nomino personaggio del giorno.
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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