In realtà i personaggi del giorno sarebbero tanti, perché è una storia che si delinea come un romanzo con diversi livelli di narrazione.
Il narratore di primo grado sarei io che, setacciando i giornali alla ricerca di una notizia da raccontare, m’imbatto nell’annuncio di una meravigliosa iniziativa internazionale unica al mondo e sviluppata in Sardegna: The Earth Child House (Sa Domo de sos Pitzinnos de sa Terra), ovvero uno spazio idoneo ad accogliere bambini affetti da gravi patologie e le loro famiglie.
L’idea di Marisa Ferraro, responsabile del progetto, è quella di far trascorrere a questi bambini del tempo a contatto con la natura. L’ambiente però deve riuscire a coniugare le esigenze sanitarie, irrinunciabili per il loro stato di salute, a quelle di uno spazio ricco di natura e meraviglie, irrinunciabili per il loro stato di bambini reduci da interminabili ospedalizzazioni. Molti artisti, soprattutto sardi, hanno partecipato a Echo, non tanto per farne un album che garantisse una modalità di finanziamento, o almeno non solo, ma soprattutto per usarlo come veicolo di sensibilizzazione e di divulgazione. Tra i tanti ci sono i Tazenda, Claudia Crabuzza, Cordas e Cannas, Elena Ledda e scorrendo il lungo elenco trovo i Nasodoble il cui cantante Alessandro Carta (alias Nicola di Bànari) è tra i miei amici di facebook anche se, al di là di qualche likes apposto vicendevolmente, non ho mai avuto alcun contatto con lui.
Mi armo di faccia tosta e, nonostante un po’ di scetticismo iniziale, gli mando un messaggio chiedendogli di chiarirmi meglio di cosa si tratti.
Lui mi risponde, inaspettatamente, quasi subito e diventa il narratore di secondo grado.
Spiega che quella casa nella biosfera è concepita come evoluzione formale del nuraghe, ovviamente adattata e strutturata per le complesse esigenze: una spirale verde che si estenda in altezza e risalga per quattro piani sovrapposti, unendo idealmente il cielo e la terra, ma nel rigoroso rispetto del territorio grazie a un’architettura sostenibile, all’uso di materiali locali e allo studio dell’esposizione e orientamento della struttura.
Insomma, un luogo incantato dove i bambini saranno immersi in una dimensione magica come in un sogno, resa attraente da colori, luci e suoni sempre diversi e in cui il gioco e la bellezza sarà quella di ritrovare il contatto con la dimensione naturale dalla quale la malattia li ha allontanati.
Alla fine aggiunge “Io credo che in questo tempo di guerra e di morte, nel quale vediamo eserciti regolari commettere le barbarie più orribili e plateali, in cui anche gli ospedali diventano obiettivi da far saltare in aria senza alcuna pietà, il messaggio di questo progetto, il suo concetto di sensibilità, di cura, di attenzione, di bellezza, l’idea che anche la morte debba avere un suo momento di grazia, mi appare come un manifesto rivoluzionario e di un’altezza morale senza pari. E il fatto che questa idea di vita, ma soprattutto una così alta idea della morte, sia nata in questa terra, nella Sardegna da sempre devota alle madri e alla vita, e che risponda con questa forza di sorridere, con la capacità di ribaltare il tavolo dell’inerzia e del cinismo, a una Sardegna accidiosamente seduta sul suo destino di portaerei militare ed esportatrice di bombe… mi innamora particolarmente. Trovo che sia l’imporsi naturale della cultura di questa terra e il destino culturale della sua natura. Al netto dei difetti della storia e dei soggetti che la vivono e la fanno. Regalare questo disco in questo Natale di morte è anche riflettere su queste cose.”
Poi mi manda un altro messaggio, lapidario e netto, in cui aggiunge: – Un gesto da sardi – Ma subito dopo: – Vabbé, lascia stare il gesto da sardi –
E invece io lo scrivo, perché è proprio un gesto da sardi.
(il gruppo FB di Echo)
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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