“Masciu, dovresti andare all’inaugurazione del centro commerciale che c’è Armando Corona e l’editore ci tiene”.
Correva l’anno 1993, avevo 29 anni e non ero esattamente il tipo di giornalista televisivo che uno si aspetta di trovarsi di fronte. Vestivo casual e portavo i capelli abbastanza lunghi. Però ero armato di buona volontà e di un’incondizionata voglia di imparare. Piero, il mio capo redattore storico, mi spedì al grande evento di gala nella speranza di strappare un’intervista al gran maestro della massoneria. Speranza vana, però portai a casa il mio dignitoso servizio.
Non avevo idea di ciò che sarebbe accaduto poche ore dopo. L’editore, infatti, chiamò a rapporto Piero. Era incazzato nero perché, all’appuntamento con i pezzi grossi, tutti regolarmente “giacchincravattati”, mi ero presentato in blue jeans. Vilipendio! Piero mi riportò, per sommi capi, ciò che era accaduto. Ero alle prime esperienze in redazione e sentivo su di me una certa pressione.
Quando, il giorno dopo, mi presentai al lavoro, notai qualcosa di strano in Piero. Per la prima volta da quando lo conoscevo, indossava un paio di blue jeans. Aveva deciso di rispondere all’editore presentandosi in redazione con il pantalone incriminato.
Non fu certo la sola occasione in cui Piero diede prova di grande signorilità e umanità. Ma questo episodio mi è rimasto impresso e ho deciso che valeva la pena raccontarlo. In tempi in cui garbo ed eleganza sembrano aver ceduto il passo al turpiloquio e alla volgarità, l’immagine di Piero Bardanzellu in blue jeans è il personaggio del giorno che avrei voluto trovare nelle cronache odierne. Impresa vana, come strappare un’intervista al gran maestro, in quel lontano giorno del ’93.
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