Non so se sia più democratico, ormai, scegliere un sindaco online con una manciata di clic di una manciata di tesserati oppure partorire il solito compromesso dopo aver placato gli appetiti di capi corrente e baronetti. Entrambi i sistemi si prestano alle critiche. Del resto, non è affatto certo che le primarie tradizionali producano un candidato qualitativamente migliore di quello scelto da una trentina di internauti. Sempre che sia la qualità il parametro sul quale fondare la nostra critica politica.
Mi pare, invece, stia passando con sempre maggior convinzione un sistema di valutazione ben diverso. E così Patrizia Cadau, candidata sindaco M5S in quel di Oristano, ci viene presentata, attraverso l’uso malizioso di un vecchio reportage fotografico, come una bizzarra esibizionista che si fa chiamare “la colt” e ama farsi immortalare, pistola finta in pugno, sdraiata su un divano. Il messaggio è abbastanza chiaro. Ma davvero votereste questa qui? Davvero vi affidereste a una che si fa chiamare Lady Colt? Considerato che ognuno di noi, o quasi, nasconde da qualche parte nella rete selfie e scatti meno che ortodossi, vale la pena chiedersi se davvero questo gioco al massacro sia foriero di risultati per chi vi partecipa o se, al contrario, rischi di trasformarsi in un boomerang.
A proposito di “colt”, viene in mente un episodio di qualche tempo fa, protagonista la buonanima leghista di Gianluca Buonanno. Ospite di un noto telegiornale satellitare, Buonanno esibì una rivoltella (vera, stavolta) in diretta tv per promuovere la sua idea di premiare con un contributo pubblico di 250 euro chiunque avesse comprato un’arma. Una solenne, impraticabile cazzata, ottima per esaltare animi già surriscaldati nell’assottigliare il filo che divide la legittima difesa da quella illegittima. All’epoca, Buonanno era sindaco e parlamentare europeo.
Più che dei 31 clic raccolti dalla “Lady Colt” oristanese per un posto da aspirante sindaco di Oristano, mi preoccuperei dei 26.661 voti grazie ai quali “Er pistola” era volato a Bruxelles a rappresentare un’Italia razzista, xenofoba e fascista, assurta al rango di “normalità”, tanto da permettersi il lusso di brandire rivoltelle in diretta tv. Per questo, penso che sarebbe stato più interessante conoscere i pensieri di Patrizia Cadau che non le foto sul divano e i bikini che ne hanno sancito l’ingresso nel magico mondo della politica e di chi, spesso malauguratamente, la racconta.
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