Il personaggio di oggi è il mio amico Giovanni. Se vi sembra una paraculata è perché un po’ lo è. La cronaca di oggi non era neanche particolarmente piatta e mentre andavo a fare la spesa ho acceso l’autoradio in cerca di spunti, ho fatto un po’ di zig zag tra le stazioni e sono stato sommerso di notizie. Così me ne andavo, tra gli scaffali del supermercato, e mi chiedevo se fosse il caso di parlare di Bersani, o di Renzi, o della Direzione PD. O se non fosse meglio parlare di Gabbani, della Mannoia o di qualche altro reduce Sanremese. Per non parlare dei casini di Roma che, basta chiederglielo, e un pdg non lo nega a nessuno. Ero lì, dicevo, che attraversavo una corsia diretto al banco salumi, quando ho visto inchinato sul suo cestello il mio amico Giovanni. Ci conosciamo dalle elementari. Abbiamo fatto insieme il liceo e ci vedevamo spesso anche all’Università, essendo alloggiati in due città non distanti tra loro. Abitiamo anche abbastanza vicini, cinque minuti a piedi, non di più. Eppure non ci vediamo mai. Troppe cose da fare, tutte importanti: casa, lavoro, figli. Eccetera. Ci siamo abbracciati e abbiamo chiacchierato un po’. A un certo punto è sbucata da dietro lo scaffale sua figlia, che non vedevo da un annetto e che è cresciuta tantissimo. Intanto il mio cervello o quello che ne resta, cercava di presidiare con uno sputo di neuroni la situazione fila al banco salumi, mentre un drappello di sinapsi continuava a filtrare bit su D’Alema, Al Bano, Marra.
La chiacchierata è durata pochi minuti. La spesa andava finita e c’era da correre a casa. Ci siamo salutati e ci siamo promessi a vicenda di organizzare una cena senza apparenti motivi, a schiodatura, lontano da qualsiasi ricorrenza, perché è e resta l’unico modo veramente valido di “vedersi per vedersi”.
Intanto la commessa affettava il mio prosciutto, la cassiera mi faceva il conto e io, caricando la spesa nel portabagagli già pensavo all’autoradio che avrei acceso in cerca di un personaggio importante a cui dedicare la rubrica di oggi. E mentre appoggiavo le chiappe sul sedile mi sono detto: ma Giovanni è importante, cazzarola se è importante. E non è importante solo per me, perché sono sicuro che, sì, D’Alema e Albano sono indispensabili al pianeta, ma scommetto quello che volete che ognuno di voi ha almeno quattro o cinque Giovanni rispetto a cui a D’Alema non aprireste neanche il cancello con la scusa che siete impegnati. Quattro o cinque Giovanni che non vedete perché non avete mai tempo, e neanche lui (o lei), ma vi piacerebbe tanto farvi due accidenti di risate di quelle da lesionare gli addominali. E così, mentre l’indice cercava una stazione e l’orecchio lo guidava alla ricerca di un po’ di musica, è saltata fuori Brothers in Arms, da non so neanche io quale sperduta radio dell’etere. È per questo che il PDG di oggi non è uno qualunque, ma un vero VIP, di quelli che, loro sì, siano benedetti.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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