Lu Xian Cha aveva 36 anni ed era madre di due bambini. Viveva a Posada, dove il marito si occupa di uno dei due negozi di famiglia. Del secondo, quello di Budoni, se ne occupava lei, viaggiando ogni giorno in autobus.
Esattamente un mese fa, intorno alle sette e mezzo della sera, Lu Xian Cha è stata trovata in un lago di sangue da un cliente. Era stata massacrata con oltre dieci coltellate, le ultime delle quali sferrate alla gola e alla bocca perché, forse, aveva ancora la forza di gridare.
Non è ancora chiaro cosa sia accaduto. Probabilmente una rapina finita male. Mentre scriviamo, i carabinieri puntano i loro sospetti su due giovani olbiesi, ripresi dalle telecamere nella zona del delitto e tutto lascia pensare che una svolta sia vicina. Le tracce di sangue lasciate da uno degli assassini potrebbero fornire presto le risposte che attendiamo.
Dell’efferato omicidio di Lu Xian Cha vogliamo parlare su queste pagine per un motivo che ha a che fare con il grado di interesse che certe notizie suscitano, indipendentemente dalla gravità. Accade spesso, purtroppo, che le rapine ai negozianti finiscano nel sangue. E altrettanto spesso accade che i rilfettori dei media si accendano, scandagliando ogni recondito angolo della vicenda e creando vere o presunte emergenze sociali legate alla sicurezza, con il solito contorno di polemiche sugli immigrati cattivi e la difesa che è sempre legittima.
Per la morte di Lu Xian Cha tutto questo non è accaduto. Eppure siamo di fronte al massacro di una commerciante, di una madre, in pieno giorno, in un paese tranquillo. Un solo dettaglio, in fondo, fa la differenza. Gli occhi della vittima erano a mandorla.
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