Il personaggio di oggi è una canzone, anche se potrei scrivere “la” canzone. Oggi è il 45° compleanno di uno dei brani più conosciuti, cantati e forse anche fraintesi di tutto il Novecento. Esattamente 45 anni fa, John Lennon, pubblicava, come singolo, Imagine. Spulciando su Wikipedia ho scoperto che quando il brano uscì in Italia, non ebbe il grandioso successo maturato in seguito, e venne superato dal Tuca Tuca e da Montagne verdi. A proposito di fraintendimenti, sempre Wikipedia racconta che, anni dopo, Imagine venne tradotta (diciamo così) da Paolo Limiti e cantata da Ornella Vanoni. Ma essendo diventata una canzone d’amore, viene anche male azzardare confronti con l’originale. Centinaia di artisti, comunque, hanno pensato di sfruttarla o di renderle il giusto merito, inserendola nei loro concerti o nei loro album. Ma cosa voleva dire Lennon con quel brano? Non è esattamente una canzone pacifista, è piuttosto una canzone rivoluzionaria e (c’è da presumere) non violenta. È decisamente anticapitalista ma anche di più, perché oltre ad essere antispiritualista è anche antimaterialista, e suggerisce di pensare al presente, senza obiettivi materiali o spirituali a lungo termine, che non siano il raggiungimento di un equilibrio umano e finito, non legittimato da alcuna idea di paradiso e non messo in discussione da qualche improbabile inferno. È una canzone ecologica, assolutamente, più facile da accostare alla Controcultura americana di quegli anni che al ‘68 come lo ricordiamo in Italia. Più vicina al cambiamento di paradigma scientifico invocato da gente come Lovelock, Laszlo, Capra, Bateson, Prygogine, Morin che alla lotta armata. Più in sintonia con l’eredità di Rachel Carson che con la parabola intellettuale e umana di D’Alema. È, al di là di tutto, uno dei brani più cantati in assoluto. Molti l’hanno eseguita rispettandola, molti l’hanno strumentalizzata e molti altri l’hanno semplicemente ignorata cannibalizzandone il motivo, il titolo o qualche idea di fondo. C’è almeno una persona che l’ha suonata totalmente a proposito, però; una persona di cui non conosco il nome e di cui la pagina italiana di Wikipedia parla letteralmente così: “Il 14 novembre 2015, la mattina successiva agli attentati del 13 novembre 2015 a Parigi, un uomo ha eseguito Imagine al pianoforte sul marciapiede davanti alla sala da concerti Bataclan, uno dei luoghi delle stragi”. Coerentemente con Imagine, ipotizzando dunque che non fosse in paradiso, mi piace immaginare che Lennon, mentre passeggiava su quello stesso marciapiede in una dimensione parallela, si sia fermato ad ascoltare quelle note, e che abbia anche applaudito, alla fine, magari commuovendosi un po’.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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