Ci sono malattie gravi che si contraggono senza un perché. Senza che, per meglio dire, se ne conoscano cause ed eventuali concause. Improvvisamente accade qualcosa che comincia a demolire la macchina, a compromettere ingranaggi fino ad allora perfetti. E non resta che sperare che qualcosa accada, magari aprire un giornale e apprendere che sì, forse si riuscirà a venirne a capo.
Francesco Cucca, professore di genetica biomedica all’Università di Sassari, ha appena regalato una speranza concreta ai malati di sclerosi multipla, patologia particolarmente diffusa in Sardegna e di lupus eritematoso sistemico. Si tratta di due malattie autoimmuni che colpiscono il sistema nervoso centrale e una serie di organi e tessuti. Il professor Cucca, alla guida di un pool internazionale di ricercatori, ha impiegato sei anni a dimostrare, riuscendoci, il rapporto di causa-effetto tra il comportamento di un gene che presiede la sintesi di una particolare proteina (la citochina Baff) e l’insorgere delle due malattie.
Lo studio, appena pubblicato sul New England Journal of Medicine, consentirà di indirizzare la terapia verso obiettivi precisi e di attuare più efficaci strategie di prevenzione. La ricerca ha molto di sardo. Con il professor Cucca hanno lavorato anche Maristella Steri, Valeria Orrù e Maria Laura Idda. La nostra isola ha la più alta incidenza al mondo di sclerosi multipla. Ma anche una discreta percentuale di cervelli in grado di capire perché.
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