I migranti che, via mare, arrivano in Italia forse sono convinti a torto di essere arrivati… e invece per loro comincia un altro viaggio.
E non parlo solamente delle incertezze legislative, delle voragini di prassi che consegnano un sistema di accoglienza difficile e sfocato, nonostante lo sforzo e la fatica dei volontari. Intendo quel sostrato schifosamente razzista che spinge a dividere i disperati in bisognosi di serie A e di serie B, anziché accomunarli nella sola e unica categoria possibile: quella degli esseri umani. Mi riferisco a quei “tornatevene a casa vostra, prima gli italiani” che ostacolano la loro integrazione molto più della disoccupazione in sé. Alludo a quei mantra sparati incessantemente dai media, attraverso le fauci di alcuni politici, che ci spingono a vederli come nemici venuti qua a sottrarci qualcosa.
Friday, un immigrato libico trentenne, qualche giorno fa aspettava il pullman sotto la pensilina. E vi invito a non sfiorare fugacemente il pensiero per passare subito oltre, ma provate a chiudere gli occhi e immedesimarvi per un attimo, mettendovi dentro quel giubbottino insufficiente e striminzito a battere i denti in attesa di un pullman che non arriva. Faceva un gran freddo quella sera a Latiano, in provincia di Brindisi, chiaramente l’autobus non sarebbe mai passato dal momento che i servizi, causa mal tempo, erano stati sospesi.
Ma Friday questo non lo sapeva.
Dopo qualche ora di attesa vana, quando i postumi della speranza battevano ormai in ritirata, ha deciso che la panchina su cui era seduto sarebbe diventata il suo letto e, rannicchiato, si preparava ad affrontare la notte in attesa di un’alba che l’avrebbe restituito al supermercato dove trascorreva le giornate ad aiutare i clienti nel riporre la spesa nei bagagliai delle auto in cambio di qualche spicciolo.
Un’auto con a bordo una coppia di fidanzati, Alessandra Carteni e Tiziano Leuzzi, a quella vista ha frenato. I due ragazzi si sono rifiutati categoricamente di fargli trascorre lì la notte e l’hanno ospitato nella loro casa, offrendogli un pasto caldo e un letto dove dormire. Un gesto che va ben oltre gli spiccioli, seppur benedetti, allungati sul palmo della sua mano. Quella coppia si è fatta carico del suo disagio, alleggerendolo per un po’. Perché la generosità, quella più pura e incontaminata, non è dare l’osso al cane quando dell’osso non sai che fartene; ma dividerlo con lui quando hai fame come lui. Alessandra e Tiziano, una studentessa e un operaio, hanno messo a disposizione di Friday quel che avevano.
Mostrando così ai razzisti che il loro monito idiota “e allora ospitali a casa tua” è l’azione limpida di una coscienza che non cerca scuse. Ma semplicemente si rivela.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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