Era partita a settembre. Attraversato il Sahara, era arrivata in Libia. Attesa dal Caronte di turno, era salita sulla zattera dei dannati. La mèta non si vedeva ancora, quando il blu del mare e quello del cielo avevano cancellato l’orizzonte.
Sono certo che prima di morire, Fatim Jawara abbia visto ancora una volta se stessa, ferma in mezzo ai pali della porta, in attesa che l’avversaria calciasse il rigore. Per le Glasgow girls, quella con le giovanissime Red Scorpions del Gambia era una delle tante amichevoli, una gara di preparazione in vista di impegni più importanti. Fatim non ci pensava. Voleva solo fermare quella palla. E ci era riuscita.
In Gambia, ricordano ancora quel rigore parato alle blasonate scozzesi. Era considerata un vero talento, Fatim. Con la nazionale under 17 prese parte, in Azerbaigian, alla fase finale della Coppa del Mondo. Ma non c’è molto futuro, in Gambia, per una donna portiere. Per questo, aveva deciso di sfidare avversari più insidiosi della rigorista scozzese: il Sahara, la Libia, il mare. Non è stata fortunata, Fatim. Il suo talento se l’è preso il mare.
Ho scoperto che, il mese scorso, le Glasgow Girls hanno pubblicato un annuncio. Cercavano portieri under 17 per la loro squadra giovanile. Offrivano pure l’attrezzatura. Fatim non ha fatto in tempo a leggerlo. E comunque aveva già 19 anni. Chissà se a Glasgow qualcuno ricorderà il rigore parato da quella piccola donna nera che sognava di giocare a calcio in Europa.
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