Il personaggio del giorno oggi è Enzo Maiorca, che con la sua scomparsa ha riempito tutte le bacheche di face book, tutte le televisioni e tutti i giornali. Il signore degli abissi, quello che al posto dei polmoni aveva due bomboloni di ossigeno e che ha raggiunto a colpi di pinne profondità che parevano riservate solo ai pesci. E dopo ogni record si poneva sempre un nuovo obiettivo, sempre più profondo, come quello che doveva superare quel 22 settembre del 1975. Eravamo incollati davanti al televisore quel giorno d’estate in cui la Rai trasmetteva in diretta il tentativo di Maiorca di superare i 90 metri “in assetto costante”. Lo specchio di mare era quello della costiera sorrentina, nel golfo di Napoli. Il telecronista raccontava le imprese di Maiorca, il suo primo record a -45, strappato nel ’60 al brasiliano Santarelli (di chiara origine italiana) e ancora la polverizzazione via via di tutti i suoi stessi record fino a quel giorno, quel 22 settembre appunto, in cui si apprestava a raggiungere in apnea, una profondità mai tentata da alcuno. Un’impresa considerata fino ad allora impossibile per l’uomo. La trasmissione era in bianco e nero. Intorno alla barca dello staff medico-sportivo vi erano diverse imbarcazioni, molti giornalisti venuti da ogni parte del mondo, molti tifosi, molti curiosi. In acqua tanti, tanti sub a debita distanza, in modo da non turbare quei minuti di estrema concentrazione che Maiorca utilizzava per fare esercizi di respirazione. Il “giudice” scandiva il tempo ogni cinque minuti fino al momento in cui viene dato il via per l’iperventilazione. Allora il nostro sub, come un leone inferocito, apriva la bocca, inspirava talmente forte da emettere un suono molto simile ad un raglio di asino, riempiva i polmoni all”inverosimile, chiudeva le narici tra il pollice e l’indice e spariva in quell’acqua plumbea iniziando la sua impresa. Passavano i secondi in un silenzio pieno di tensione, mentre la telecamera si attardava nel tratto di mare in cui era sparito quell’uomo con la muta, con gli occhialini, che parevano quelli di un saldatore, e le lunghissime pinne. L’attesa metteva ansia Anche a noi che seguivamo da casa… Ma non erano passati che venti/venticinque secondi quando il nostro riemerge improvvisamente urlando, ma urlando talmente forte da terminare la frase con la voce quasi roca: “Chi è quel coglione di merda??? CHI È QUEL COGLIONE DI MERDA”??? e giù altre imprecazioni e bestemmie che era la prima volta che se ne sentivano in televisione. Cos’era successo? Tutto l’accaduto, si seppe in seguito, era stato documentato di straforo da un’equipe di sub amici dello stesso Maiorca. Di straforo perché la Rai si era aggiudicata l’esclusiva e a nessuno era consentito fare riprese. Quell’equipe di amici di Maiorca, invece, aveva filmato l’impatto tremendo: una vera e propria capocciata contro le bombole di un altro sub, fotografo professionista, che si trovava ad una ventina di metri di profondità attaccato al cavo lungo il quale scendeva Maiorca. Il sub era niente meno che un famoso concorrente nonché campione della trasmissione Rischiatutto di Mike Bongiorno: Enzo Bottesini, giornalista e fotografo subacqueo. E mentre il povero Maiorca fu censurato a lungo dalla Rai per le parolacce e le bestemmie, l’impopolarità maggiore la subì senza dubbio Bottesini, divenuto per diversi anni il “chièquelcoglionedimerda” per antonomasia.
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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