“Trump dice molte cose stupide ma lo voto perché è sincero, in un’epoca di buonisti e leccaculo”.
In fondo, l’analisi migliore del voto americano ce l’avevamo pronta in anticipo. Clint Eastwood, si sa, è un repubblicano conservatore, un attore e un regista che, nei suoi film, raffigura un’America orgogliosa e maschia, legata ai suoi valori e agli ideali di giustizia, poco importa se compiuta in prima persona. È l’America che rispetta i reduci, che si illumina quando cita il suo vecchio e caro “sogno”, che pretende sicurezza e mai rinuncerebbe a tenere un fucile in casa. Il diritto a difendersi è sacro. È l’America che comincia a essere stufa di un’economia globalizzata che la vede sempre meno protagonista a favore dei “musi gialli”. È l’America che non intende più accogliere nessuno perché imputa all’immigrazione massiccia una buona parte dei suoi problemi e, dopo l’11 settembre, si sente più fragile. È l’America che si volta indietro e si vede migliore.
“Sarebbe dura dover ascoltare la voce della Clinton per quattro anni”.
Rileggetevi queste poche frasi senza fronzoli dell’”uomo dagli occhi di ghiaccio” e poi date un’occhiata ai chilometri di pagine di (psico)analisi dell’americano medio, di ingorghi cerebrali mediatici, di sondaggi ad cazzum, di previsioni sballate attuate da chi, probabilmente, guarda l’America da un oblò con vista su Manhattan. Tutto lo star system a stelle e strisce ha preso posizione e invaso i media americani. Abbiamo visto De Niro insultare Trump definendolo cane e maiale, Madonna mettere a disposizione la preziosa bocca per l’elettorato penefornito di Hillary (uno di loro, scheda elettorale alla mano, ha pure provato a riscuotere il premio), Lady Gaga piangere, Stevie Wonder ridere (“Trump presidente? È come chiedere a me di guidare”), Cher in lutto e si potrebbe proseguire.
Per Clint Eastwood, invece, il problema è un altro. Il problema è che l’America sta diventando un Paese di “femminucce” (pussy generation) e “cagasotto”, dove tutti “camminano in punta di piedi” e ogni affermazione fuori dal coro rischia di essere tacciata di razzismo.
“Trump ha capito che segretamente tutti noi, ormai, siamo stanchi di questo politicamente corretto”.
Contro ogni previsione, solo contro tutti, Clint Eastwood ha fatto centro. Se questa è davvero l’America di oggi, Hillary Clinton era il peggior candidato da contrapporre a Donald Trump.
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