Le cronache sono ancora vaghe, ma confermano che il PDCL resta in Sardegna il primo partito. Nel dettaglio, non si conoscono bene i termini della presunta corruzione che ha portato in cella sindaci, assessori e tecnici di diversi Comuni della Sardegna. Le intercettazioni dicono e non dicono. Pare fosse una specie di patto di mutuo soccorso tra i contraenti, un gioco di equilibri attraverso cui le varie forze in campo si reggevano agevolmente le une con le altre, una loggia massonica per alimentare interessi reciproci. Nessuna mazzetta, ma incarichi pagati con denaro pubblico. Io faccio lavorare te o uno dei tuoi a casa mia, tu fai lavorare me o uno dei miei a casa tua. La ricetta che ha fatto del PDCL il più importante partito sardo. Io ho raccontato un sistema identico, in altri tempi e luoghi, nel mio romanzo Cosa Conta: nessuno inventa nulla in politica. Nella allentata concezione della legalità dei giorni nostri, qualcuno ha sostenuto che il sistema ballasse sul limite evanescente tra legittimo e illegittimo: molto significativo.
Poniamo ora che queste accuse si rivelino insussistenti e gli indagati vengano scagionati, riabilitati con tanto di pubbliche scuse. Anche se questo avvenisse – lo auguro, alle persone coinvolte – il generale uso privatistico della politica non cambierebbe, nel suo complesso. La politica è consenso, dunque soldi. “La Chiesa non si regge sull’Ave Maria” riassumeva quel tale Marcinkus. È che non sempre questo andazzo veniva ritenuto degno di osservazione dai magistrati. O forse non gliene era arrivata notizia.
Voi vi chiedete mai il perché di certe alleanze tra amministratori, spesso di aree politiche differenti? Parlo di quei sindaci che corrono in soccorso di altri colleghi e ne sostengono le campagne elettorali, rafforzando il peso del PDCL. Amore puro e disinteressato per la cosa pubblica? Affinità? Simpatia? Giudicate voi.
In tempo di elezioni, bisognerebbe sempre vigilare con attenzione marziale sugli albi pretori dei Comuni interessati da questi accordicchi e, con altrettanta concentrazione, osservare i movimenti di quegli amministratori titolari di attività professionali. Perché? Alcuni esempi illuminanti. Un sindaco si candida al Consiglio regionale ed incamera il sostegno di vari amministratori ed ex amministratori del territorio. Per sostegno si intende ricerca di voti porta a porta. Il Comune di cui il candidato è sindaco affida un lauto incarico professionale di indefinita natura alla figlia di uno di questi amministratori, dotato di congruo portafoglio di voti. Tutto vero, sia chiaro. Dov’è il confine tra pubblico e privato, se la manutenzione del consenso e le campagne elettorale vengono pagate con soldi pubblici? Altro caso, un assessore costretto a prendere la tessera di un partito per poter progettare opere pubbliche nel Comune confinante, sottomettendosi all’onnipotente sindaco di quell’altro Comune e consentendogli di spadroneggiare a casa sua. Di questo sistema sono parte fondamentale certi dirigenti, spesso complici dei politici, talora succubi, altre volte addirittura ispiratori del sistema. E invece sarebbero pagati per far rispettare la legge.
O alimenti quel sistema, accettandone le regole, o ne resti escluso. Chi non vuole compromettersi ne resta fuori, magari privando di competenze e capacità tutti noi. Ci perdono in moltissimi e ci guadagnano in pochissimi, ma il PDCL ha costruito con questi metodi il suo potere e oggi governa la Sardegna. Il PDCL è il Partito Dei Cazzi Loro, se non si fosse capito.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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