E il Pd? Il Pd dalle mie parti di Salvini se ne frega, anche quando, fatto a ministro della Repubblica, parla di zingari con toni da bettola di quartiere malfamato. Il Pd qui pensa soprattutto a scannarsi su Nicola Sanna che si vuole ricandidare come sindaco. E da qualche parte della sinistra, fuori e dentro il Pd, avverti anche malcelata ammirazione per il ministro che “intercetta i sentimenti del popolo”. Sono finiti i tempi in cui la politica quei sentimenti li doveva formare. E il Pd? Ormai anche se dici che è estate soltanto quando ti fai il primo Campari ghiacciato della stagione, qualcuno dell’esercito della destra obietta: “E il Pd?”. Ammetto che non è domanda da poco, anche se alle volte mi ricorda un po’ il fantastico personaggio della fascistella inventato da Caterina Guzzanti che quando il discorso sviava dalle due o tre cose che le avevano insegnato in sezione, interrompeva aggressiva: “E le foibe?”. Non sto a fare l’elenco dei motivi per quali ritengo che il grado di cultura e civiltà raggiunto dall’Italia sia da qualche anno in pericolo e da qualche settimana in estremo pericolo. E uso questa parafrasi per non fare il drammatico e dire che secondo me sono in pericolo valori più direttamente comprensibili, quali libertà, democrazia altre faccende così. Comunque la si dica, il consenso maggioritario a questo governo decisamente di destra, di estrema destra, è innegabile e sulla sua solidità e durata è inutile fare previsioni: per ora la maggioranza crede che il problema centrale sia davvero quello dell’immigrazione, che l’Italia stia sollevando la testa davanti alla perfida Europa, che finalmente ci facciamo rispettare, che finalmente le forze dell’ordine hanno chi le difende e che quindi le sparute minoranze fasciste che ci sono dentro di esse possono sperare di diventare maggioranze, che i cittadini potranno armarsi per difendersi (togliendo così lavoro alle forze dell’ordine e dandone ai becchini e agli avvocati), che i negri, i froci, le lesbiche, gli zingari, gli spazzini e gli storpi bisogna riprendere a chiamarli con il loro nome senza tutto quel buonismo dei comunisti e così via. Tutto questo condiviso fascismo è difeso dagli squadristi dei social, che per adesso si limitano a insultarti e minacciarti virtualmente e speriamo non vadano oltre perché ho il timore irrazionale che in questo caso ci potrebbe essere una qualche indulgenza nei loro confronti se non dal potere giudiziario da parte di uno degli altri due. E comunque mi basta l’invenzione riuscitissima di un nemico esterno con il corpo da Europa e la faccia da Africa per farmi pensare a certi brutti dejà vu. Ora, siccome a torto o a ragione mi sono convinto di tutto ciò che precede, nei giorni scorsi ho deciso di provare a dare un senso al mantra “E il Pd?”. E l’ho fatto in una sorta di spirito calendista (in sardo direi pigliarista) , cioè come Calenda si è iscritto al partito soltanto nel momento della sconfitta, io partecipando a qualche incontro e parlando con un po’ di gente ho provato a vedere nella mia città che cosa si muovesse nella sinistra. A sinistra del Pd non ho notato segnali di vita evoluta e la cosa mi ha deluso perché alle ultime politiche ho votato appunto a sinistra del Pd. Non pensavo certo che da lì rinascesse la sinistra ma un po’ di dibattito pensavo che i grassisti e gli altri lo avrebbero provocato. Più in generale da parte di alcuni della sinistra a sinistra del Pd (che non ci vuole molto) mi è sembrato di notare più soddisfazione per la bastonata al Pd che preoccupazione per Salvini presidente del Consiglio di fatto. E allora ho cercato di esplorare il Pd. Voi pensate che nelle conversazioni si condivida la preoccupazione per questa svolta, per il razzismo, per la peggiore destra che con grande consenso popolare sta cercando di impossessarsi dello Stato? Macché. Il problema principale è Nicola Sanna che si vuole ricandidare alla carica di sindaco contro la volontà dei vecchi capi. Senti parlare di Nicola Sanna e di chi lo sostiene con maggiore acredine di quella riservata a Salvini e da altre parti dello stesso partito senti discorsi contro i vari Lai, Spissu o Ganau più ostili di quelli rivolti agli esponenti della neo destra populista e vincente contro la quale mi illudevo che si dovesse fare fronte. Se poi dici a tutti questi compagni che si stanno facendo dei grossi rasponi a due mani perché se continua così la candidatura di un sindaco di sinistra, Sanna o non Sanna, sarà soltanto una noiosa formalità, ti guardano come se fossi un qualunquista. Se superato questo scoglio tenti di proseguire il discorso, trovi subito qualche renziano che ti rinfaccia che al referendum hai votato No: “Hai visto? Sei contento?”. Se cadi nella trappola e gli rispondi che non hai visto niente perché sotto questo aspetto non c’è niente da vedere e che no, non sei contento, come non lo eri neppure quando hai votato No dividendo la sinistra, allora sei fregato. Entri in una discussione su Renzi sì o Renzi no della quale a te non te ne frega niente ma per l’interlocutore è ragione di esistenza politica. Ho provato a mentire dicendo: “Tu sì che hai ragione: ho sbagliato a votare No, ho sbagliato a votare a sinistra del Pd il 4 marzo. Ho sbagliato tutto. Ora però che cosa facciamo?”. Ma non ha funzionato. Forse perché l’interlocutore ha capito che mentivo per portare avanti il discorso. O forse perché alla domanda “E ora che cosa facciamo” proprio non sapeva rispondere.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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