La scarsa emozione con la quale seguo in questi giorni e anche stamattina i salti e le smorfie sul palcoscenico e le trame pietose dietro le quinte per i presidenti delle camere, è interrotta da due fatti che mi hanno colpito: il compito in classe di una ragazza sarda che ha paura di ammalarsi perché è povera e le rievocazioni del caso Moro. Il compito mi è capitato casualmente sotto gli occhi perché era il primo di un fascio di fogli protocollo lasciati ben piegati sulla scrivania dall’insegnante che li stava correggendo. Ho letto il primo incoraggiato dalla grafia comprensibile e ho appreso che in un centro della Sardegna esiste una figlia di genitori disoccupati che ha terrore della malattia. Una giovane donna che si affaccia alla vita nella convinzione che se sei ricco hai speranza di guarire, se sei povero è più probabile che muoia. Sono cose così semplici, come un compito lasciato per un attimo incustodito su una scrivania, che ti fanno capire più di mille saggi, di mille editoriali e di altrettante analisi statistiche, quale mondo di merda la finanza e i partiti ci stiano costruendo. Vi rendete conto? La mia generazione – sono del ’51 – è figlia di una generazione che pur essendo a sua volta figlia del Fascismo già concepiva la salute come un bene acquisito che lo Stato doveva garantire a tutti senza distinzione di reddito. Questo principio lo abbiamo istintivamente inculcato ai nostri figli e adesso sia loro sia i nostri nipoti ne stanno perdendo la coscienza. Vi rendete conto di quanto sia grave, crudele, di quanto sia terrorizzante un’adolescente che nel 2018 scrive “ho paura di ammalarmi perché sono povera”? E quanto sia sconsolante una classe politica di recente elezione nella quale la gran parte dell’attenzione è dedicata al timore di perdere cinque anni di ottimo stipendio nel caso di fallimento e di elezioni anticipate. Una classe politica con una destra che raccoglie il mandato dei pochi ricchi e la grande delusione dei troppi poveri abbandonati dai loro partiti tradizionali, preparandosi a consegnare quest’ultima delusione ai loro referenti tradizionali per renderli ancora più ricchi. Con un movimento 5 Stelle che è un gigantesco e per adesso fortissimo mostro di Frankenstein fatto dei cadaveri di parti di destra e di grandi parti di sinistra. Un moderno Prometeo rappresentazione abnorme e formidabile proprio del significato che Mary Shelley voleva dare al suo mostro malinconico, cioè il tentativo illusorio di creare in un laboratorio chiuso e freddamente tecnico ciò che invece richiede passione e il soffio che puoi dire “divino” e che in realtà è il soffio della Storia. E infine una sinistra non più sostenuto dalla sua tradizionale base sociale che si appella all’oggettività della globalizzazione e della “società fluida” per giustificare il suo tracollo ideale, la sua frustrata volontà di sostituirsi alla destra per cavalcare gli interessi di nuovi e più crudeli padroni, di espellere le minuscoli parti di sé che ancora ideologicamente legate ai principi veri della sinistra si lasciano però buttare fuori per crogiolarsi nella loro sterile purezza e nell’antica malattia del frazionismo della sinistra, che in Italia ha già una volta asfaltato la strada al fascismo. Una sinistra che ho votato anche questa volta e che continuerò a votare perché sono anch’io vittima del ricatto dell’assenza di alternative. Ma pensando che quella ragazzina che ha paura di ammalarsi è soprattutto simbolo della sua sconfitta più che della vittoria della destra. E poi il caso Moro. Ciò che più mi ha letteralmente fatto schifo nelle celebrazioni che con la loro cerimonialità hanno anestetizzato questo terribile momento della nostra storia, è stata la compagnia di giro delle Brigate Rosse. Questi personaggi, liberi e baldanzosi, nelle varie rievocazioni televisive, contesi da colleghi giornalisti convinti che l’apparizione emozionante di gente del genere contribuisca all’audience, terroristi chiamati a dire che loro erano soli, che dietro non avevano servizi segreti o altra roba così, che la loro versione dei fatti è quella vera e che hanno perso ma che erano dei puri. Ora io ho la convinzione che le Brigate Rosse fossero nella mani di gruppi internazionali e reazionari di potere che avevano paura dell’Italia che Aldo Moro ed Enrico Berlinguer stavano per costruire; e che molti dei terroristi non potessero non essere coscienti di questo loro ruolo strumentale dati i contatti che necessariamente dovevano tenere con personaggi di evidente provenienza. Quindi vedere questi reduci che raccontano con faccia malinconica la loro verità mi fa pensare che ancora ci sia poca voglia in giro di conoscerla la verità. E questa nuova classe politica che alza la manina per i presidenti delle camere, così, parlando in generale, sinceramentenon mi dà l’idea di quella che darà tranquillità alla bambina povera che teme di ammalarsi e che farà luce sul caso Moro.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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