“E dopo l’FDA americana ora c’è il sì anche dell’Unione europea: dovremo vedercela con le pecore elettroniche”. Giommaria spegne il tablet e lo rimette nel cruscotto del pick-up Toyota. Si stiracchia e guarda a oriente dove c’è già un lieve bagliore del sole. Peppineddu chiude bene l’eskimo, si rolla una sigaretta e fissa pensoso l’ovile. “Dai – dice con voce roca – in fondo siamo sopravvissuti alle pecore geneticamente modificate. Venti anni fa, quando tutte le bestie erano prese dalla lingua blu, le pecore clonate sono state un affare: sì, le abbiamo pagate 500 euro l’una ma non si ammalano. In un paio d’anni ci siamo rifatti e ora guadagniamo bene. Se non fosse per i montoni che dobbiamo comprare perché gli agnelli maschi sono sterili, guadagneremmo il doppio”. “Ai tempi di mio nonno – ricorda pensoso Giommaria – bisognava dormire a turno negli ovili. C’erano gli abigeatari. Appena ti allontanavi, qualche spione avvertiva i ladri e ti trovavi col gregge dimezzato. Oggi invece le tue pecore può saltarle solo l’ariete che ti danno. E’ come che c’hanno l’antifurto… Ajò Peppiné che è ora di mungere”. Le pecore sono già in fila davanti all’ovile, in silenzio. “Sembra di essere all’Asl” pensa Giommaria mentre accende le luci a Led del capannone: le mungitrici automatiche, tutte acciaio e plexiglass, brillano come una sala operatoria. “Ajò, dentro!” grida Peppineddu e le pecore si mettono in movimento occupando gli stalli per la mungitura. I capezzoli vengono lavati, disinfettati e le pompe cominciano a lavorare. Dopo un minuto sul computer si accende una luce verde: il primo test del latte è positivo: niente batteri, giusta quantità di grasso e lattosio. L’analisi viene inviata via email all’Unione europea. I grossi bidoni di alluminio con i codici a barre sono già pronti per accogliere il latte. Tempo un’ora e la mungitura automatica sarà finita. Peppineddu porta il latte nella zona refrigerata mentre Giommaria dà il mangime alle bestie che si affollano disordinatamente attorno alle mangiatoie. Il sole ora è una palla rossa che sovrasta il nuraghe di Badde Oliosa. La strada è ancora in ombra ma in lontananza c’è qualcosa che brilla. Un parabrezza. “Peppiné sbrigati, sbrigati ché abbiamo visite” grida Giommaria. Di corsa raccoglie alcuni sacchi vuoti di mangime che ha comprato dal compare a Pattada. Roba di straforo che costa la metà ma soprattutto senza il marchio CE. Li butta nel focolare della pinnetta e dà fuoco con un sospiro di sollievo. Peppinetto fa appena in tempo a spegnere le mungitrici allontanando a manate le ultime pecore. Per i disinfettanti scaduti non c’è niente da fare, ma per così poco non ti chiudono l’ovile. Magari una bella multa, però la licenza da pastore non te la ritirano. I rangers sono ormai alla porta dell’ovile: “Ma sempre a noi vengono a cercare queste zecche?” si lamenta Giommaria. “Dai Peppiné, andiamogli incontro che magari non perquisiscono nulla… e stai tranquillo, vedrai che ce la caviamo!”. Peppinetto invece è sull’orlo di una crisi di nervi: “Giommarì – dice in un soffio sbiancando in volto – devo confessarti che nel frigo ci sono cinque chili di casu marzu. E marzu avveru con vermi che saltano a destra e sinistra…”. “Ispettore Masala, che piacere vederla” dice Giommaria andando incontro al ranger. L’appuntato che è con lui resta indietro di qualche passo. Il sottufficiale lo guarda con aria truce: “Mi hanno detto che avete casu marzu”. L’allevatore abbassa lo sguardo, sa che non è capace di mentire: “Ma sta scherzando? Chi le ha messo in testa queste cose? Qui tutto in regola è…”. “Giommarì – dice l’ispettore sorridendo – offendete la mia e la vostra intelligenza. Me ne servono un paio di chili per una festa d’addio”. Peppinetto si fa avanti rigirando il cappello tra le mani: “E’ tutta colpa mia. Giommaria non c’entra. Il casu marzu lo faccio per me… per uso personale, le giuro”. “Non conta più nulla Peppiné – dice l’ispettore con una smorfia amara -. E’ finita un’epoca e bisogna festeggiare come si faceva all’antica”. Poi Masala fruga nella tracolla e tira fuori un foglio. Giommaria impallidisce, Peppineddu è terreo. “Questo è il decreto di sequestro delle pecore. Sono 90 vero, tutte Ruminantya Srl?”: Giommaria fa cenno di sì col capo. “ La prossima settimana – annuncia Masala – arrivano quelle elettroniche, marca Mammalya Inc. Hanno anche il Gps e non c’è rischio che si smarriscano”.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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