Pubblichiamo una riflessione, apparsa come post su FB e gentilmente concessa, dell’archeologa Ilaria Montis al margine della presentazione del libro dell’antropologo Fiorenzo Caterini “La Mano Destra della Storia”, sul problema storiografico sardo.
L’altro giorno, insieme a Fiorenzo Caterini, alla presentazione del suo libro “La Mano Destra della Storia”, presso la sede dell’Associazione il Maestr’Ale, a Cagliari, abbiamo fatto i giochi di prestigio. Riuscire a gestire un flusso di persone inaspettato, per la presentazione di un libro che tratta del problema storiografico sardo, oltre cento persone in una sala da 60 posti seduti e pochi altri in piedi, non è stato facile. Molti sono rimasti, in piedi, assiepati nel corridoio, con Fiorenzo che cercava in qualche modo di far giungere la sua voce fino a loro. Irriducibili sono rimasti fino alla fine dell’incontro. E questo nonostante per la prima volta, anziché promuovere l’evento, ho fatto quasi terrorismo per non far venire le persone, avendo ricevuto molte più richieste del numero massimo dei posti a sedere, in pochissimi giorni, appena aperte le prenotazioni. Al di là del gongolarci per il risultato e per l’interesse creato che senz’altro fa piacere, c’è una riflessione da fare. La gente ha sete. Ha sete di consapevolezza, ha sete di verità. È stanca del fatto che la verità venga calata solo dall’alto e vuole vederci chiaro, vuole comprendere in prima persona. E quando qualcosa non torna, esige spiegazioni. Qualcosa non torna di come ci hanno raccontato, o meglio di come non ci hanno raccontato la storia della Sardegna. La storia della Sardegna, come qualsiasi storia di qualsiasi popolo, ha il diritto di essere raccontata, e non solo per fare piacere a noi sardi, ricostruendo quel filo col nostro passato che ha ricevuto forti colpi, senza per questo poter essere lacerato definitivamente. Ma soprattutto come ha detto, e scritto, Fiorenzo, essa deve essere raccontata per il resto dell’umanità, che ha il diritto di sapere cosa è accaduto anche in questo angolo del mondo. Ne ha il diritto perché, anche senza volersi mettere a fare stupide gare di primati preistorici, la storia della Sardegna, e la preistoria in primis, è una storia di grande interesse che va raccontata al grande pubblico in modo trasparente, pulito, corretto. Se la storia sarà sempre un racconto condizionato dalla temperie socio-culturale del presente, oggi possiamo fare un esercizio di consapevolezza. Che non consiste nello sminuire e nel tenere sempre e comunque un profilo basso come fino a ora è stato, alla ricerca di una fantomatica sobrietà. L’esercizio di consapevolezza consiste nel raccontare le cose come stanno dando il giusto peso e valore a ciò che le imponenti testimonianze archeologiche della Sardegna, uniche al mondo, ci dicono da millenni. La ricerca sarà sempre un work in progress e le verità son sempre provvisorie, in una approssimazione virtualmente senza fine. Tuttavia detto questo, il passato urla. Non possiamo tapparci le orecchie ancora. Al di la della retorica che può suscitare un termine abusato come “identità”, che personalmente ho iniziato a detestare (ma non per colpa dell’identità, ma per l’uso che di questo termine spesso se ne fa), l’antica saggezza di tutte le culture del mondo ci dice che non si può andare da nessuna parte senza sapere da dove si proviene. E trovo che questo sia valido anche nell’attuale civiltà globale, coi suoi pericolosi appiattimenti. Comprendere il passato per capire chi siamo oggi e perché. Comprendere il passato per comprendere il presente e immaginare il futuro.
*Archeologa. Sito internet – Sardegna Sacra di Ilaria Montis http://sardegnasacra.it/?lang=it
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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