Lui, Ubaldo Lay, romano de Roma, rimarrà per sempre il tenente Sheridan, quello con l’impermeabile bianco, con la faccia distratta e spigolosa, capo della sezione omicidi della polizia di San Francesco e noi, ragazzini incolti e imbambolati dal suo fascino, pensavamo davvero fosse un americano. Ubaldo Lay avrebbe compiuto, oggi, 105 anni. Era nato a Roma il 14 aprile del 1917 e la sua carriera fu soprattutto teatrale. Io del tenente Sheridan ricordo gli episodi che furono trasmessi dal 1965 al 1972 (la donna di fiori, di quadri, di cuori e di picche) e ricordo, soprattutto, l’interesse di mia madre per la serie televisiva. A casa tutti impazzivamo per il tenente Sheridan e guardando la pubblicità delle lame superinox Bolzano ero convintissimo che al momento giusto sarebbero diventate le mie lame. La cosa più bella era però la pubblicità di Biancosarti e “parola di Sheridan”. Lui, dopo aver risolto il caso, beveva sempre un bel bicchiere di Biancosarti con la soda “l’aperitivo vigoroso che mette il fuoco nelle vene”. Devo confessare che per quanto amassi il buon Sheridan ho rasato la mia prima barba con le lamette “gillette” e non ho mai bevuto Biancosarti anche perché non era proprio la carica giusta. Ai miei tempi andava di moda il Martini bianco e il sorriso sornione del tenente Sheridan non mi conquistò. Però Sheridan mi trasportò nel mondo del giallo e nella passione per risolvere i casi. Lui e il tenente Colombo, insieme ai libri magnifici di Giorgio Scebarnenco sono diventati un buon terreno per coltivare alcune mie passioni.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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