E’ inutile. Le parole sono importanti, come ricordava il buon Apicella in “Palumbella Rossa”. Sono importanti e chi le dice (o le scrive) sa benissimo che possono innescare sviluppi a volte imprevedibili. In questi giorni sul banco degli imputati troviamo Erri De Luca, scrittore di successo con un passato nella sinistra extraparlamentare e Francesca Barracciu, sottosegretaria ai beni culturali con un passato nella sinistra. In realtà l’imputato vero è soltanto De Luca che subisce un processo reale con l’accusa di “istigazione al reato” mentre la Barracciu, almeno in questo caso, è soltanto imputata “in senso lato”. Le parole dunque. E il modo di scriverle. Indubbiamente De Luca ha un suo originale modo di metterle insieme e chi è suo attento lettore ne conosce i passaggi, a volte durissimi e molte volte, invece, lirici. Possiamo non condividere ma indubbiamente il suo è uno scrivere alto, pulito, sensibile. Diversa invece la posizione del sottosegretario che dopo mesi di silenzio regala le sue parole al cinguettio di un twet facendo indispettire anche il povero Briatore il quale riesce a dire una cosa ovvia (e non necessariamente di sinistra) ad una politica (in senso lato, ovviamente) che continua ad inciampare nelle parole e nella grammatica. I giovani (ma i giovanilismi sono terribili) utilizzano locuzioni molto “spicce” per comunicare e manipolano le parole: xchè, ke kosa, tvb, solo per fare qualche esempio. Nel tempo, questo modo di scrivere può sembrare appropriato, ma non lo è. Quando si leggono frasi del genere (internet e i social sono stracolmi, purtroppo) il famoso gesso sulla lavagna stride e il rumore è terribile, almeno per quanto mi riguarda. Però, a questo punto e solo per gioco, suggerisco alcuni termini che il s8segretario (termine geniale coniato dal nostro direttore Francesco Giorgioni) potrebbe utilizzare nei prossimi twett: 1ica, 2tto, 3monti, 5ina, 7mbre, 8volante, 9mbre. E’ vero, su twitter bisogna riuscire a far star dentro centoquaranta caratteri un pensiero compiuto e quindi, mi si obbietterà, si deve obbligatoriamente semplificare. Probabile. Però, se il s8segretario ha tempo si ripassi 1garetti (Giuseppe) che in poche battute riusciva a dare il peso giusto alle parole. Le suggerisco (e per lei è appropriata, in senso lato e in senso stretto) la poesia Soldati: “Si sta come d’autunno sull’alberi le foglie”. Come si può notare le parole sono importanti. E ci sono quelli che sanno dare il giusto peso anche ai silenzi.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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