Il 3 maggio del 1968 la gendarmeria francese carica i 400 studenti riuniti nel cortile della Sorbonne per protestare contro la chiusura di un corso di laurea. Inizia in quel momento il Sessantotto, con tutta la sua dirompente carica di contestazione divampata poi in tutta Europa e propagatasi, in forme anche violente, per oltre un decennio. Le avvisaglie di questo vento rivoluzionario si erano avute con le manifestazioni all’università californiana di Berkeley, quattro anni prima, quando il movimento studentesco aveva rumorosamente espresso il proprio dissenso verso l’establishment, la morale borghese, il capitalismo e la guerra in Vietnam. In Francia, nel 1968, la miscela esplosiva composta da queste diverse fonti di malessere ebbe lo spirito anarchico di Daniel Cohn Bendit, leader della protesta, e la sua più estrema sintesi nello slogan “Proibito proibire”. Negli studenti della Sorbonne confluivano i miti di Che Guevara, del prete combattente Camilo Torres e del libretto rosso di Mao, ma anche le angosce de “L’uomo ad una dimensione” del filosofo Herbert Marcuse: un uomo trasformato in automa, al servizio della catena di montaggio. Una carica ideologica che non aveva traguardi e direzioni precise, ma che in Francia coinvolse gli operai della fabbriche e costrinse il generalissimo De Gaulle a scendere a patti. Occupazioni, autogestioni e scioperi andarono avanti per tutto il mese, quel Maggio francese ricordato come radice della contestazione.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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