Sotto il profilo umano credo che questo Papa non possa certo stare antipatico a nessuno.
E’ spontaneo, curioso, a volte energicamente popolare e trova sempre la frase o la parolina magica per farci sorridere così come non lesina le critiche a certi comportamenti e dei politici italiani e di quelli vaticani che, per quanto “non laici”, di politica ne fanno anche troppa, specie economica.
Ed il Vaticano resta sempre e comunque lo Stato possessore della più alta concentrazione aurifera del mondo. E resta anche uno Stato capitalista, con le sue banche ed i suoi affari concentrati in buona parte nella confinante Italia, dalla quale riceve soldi, tanti, e tantissime agevolazioni fiscali. Tutto questo mi rende profondamente scettico sulle eventuali conversioni in realtà di quanto predica. Altrettanto seria trovo la questione “Giubileo”, nato per essere celebrato ogni cento anni, ma ora si sta quasi arrivando a farne uno ogni pochi lustri, con tutto ciò che comporta di spese e di disagio per la capitale e per le nostre finanze, unica vera straordinarietà di un consesso dopo il quale, i peccati e l’odio che vorrebbe debellare, non hanno fatto che aumentare, come le guerre.
Il momento è molto critico, grave, e sentirsi dire dal Papa certe cose, forti e chiare, non può che infondere come un senso di sicurezza nei fedeli, iniezioni di speranze che anche un altro Papa era riuscito a propagare, quel Papa Luciani di breve esistenza e pontificato che già prima di Jeorge Bergoglio aveva annunciato quel cambiamento che sia i fedeli che tutti gli altri ci attendevamo da una chiesa sempre più chiusa e affarista, ottusa e gerarchica.
Come andò a finire la storia ce lo ricordiamo bene tutti. Poi venne Wojtyla, Giovanni Paolo II, che non cambiò il Vaticano di una virgola, ma riuscì a cambiare buona parte di mondo e non direi certo in meglio, eppure oggi è venerato Santo.
Oggi credo che la situazione sia anche peggiore di allora, che i poteri interni al Vaticano siano ancora più intricati e forti di prima, tanto da costringere l’attuale pontefice ad una dichiarazione che sa di mani avanti, di scusatio preventiva per ciò che in un futuro non troppo lontano potrebbe accadere, che lasci cioè il pontificato anzitempo così come il suo predecessore Ratzinger. Parlare come ha fatto a Napoli, di sfruttamento e di dignità del lavoro mentre si stanno smantellando proprio quei diritti in Italia lo trovo molto demagogico e “sinadacalistico“, ma a lui è concesso.
Arie di cambiamento che arie sono restate, sinora. Ma intanto il popolo è tranquillo, “c’è chi ci pensa e provvede”, pensano tutti. Ma se fosse proprio questo, l’unico vero motivo di queste frasi? Lo so, è un dubbio che fa parte del gioco, direte voi che siete meno scettici di me, ma è un dubbio che resta necessario e potrebbe non esserlo, se solo almeno una azione concreta, tipo una vera ristrutturazione in chiave cristiana della Banca IOR o una vera apertura verso il diverso e lo straniero che non siano basate sulla gestione di fondi a questo destinati e non da quella banca, ma dagli italiani che in un momento di grande insicurezza e crisi se ne privano, convinti che a beneficiarne sia davvero il povero e non tutte le mani che prima di lui arrivano a quelle somme, lasciandogli la parte più residuale.
Un Papa che non si scaglia contro la smodata ricchezza del suo Stato pur essendo consapevole che quella ricchezza è rilevante concausa, che è la generatrice di molta della miseria che ad altri tocca vivere, resta per me un Papa di cui posso fidarmi solo a metà, che in termini di fiducia equivale a niente.
Mi tengo il mio dubbio ed attento osservo, senza perdere di vista la dovuta obiettività nel constatare che, dopo tutte le belle parole e dopo tutti questi papi, che si annunciavano “rivoluzionari”, le uniche rinunce in realtà viste attuare realmente sono state quelle relative al cadregone, ai catenacci d’oro e agli ermellini ostentati, ma il resto è sempre tutto lì, nei forzieri e nelle curie, nei fatti che vedono prelati scagliarsi, spesso anche con pulsioni omofobiche, contro l’omoaffettività o la libertà di scelta in fin di vita, contro la libertà di culto o di ateismo, nella ancora troppo stretta vicinanza e complicità fra potere religioso e potere politico, nonostante tutto. Pensare che un uomo solo, perché il Papa è un uomo, non una presenza divina, riesca davvero a cambiare ciò che millenni di Storia hanno formato in quella che chiamiamo Santa Romana Chiesa lo trovo utopico, fantascientifico, ma so che c’è chi si accontenta di crederlo e ne rispetto l’idea sino a quando rispetterà la mia libertà, non oltre.
Personalmente, il dubbio mi resta e resta pure pesante, proprio perché preferisco sempre che chi sta al comando, in qualsiasi contesto, le belle parole le faccia seguire ai fatti e non l’opposto, che troppo raramente è accaduto e, quasi mai, per scopi benevoli. Ma sono pronto a ricredermi ed ammettere il mea culpa, credetemi, più che volentieri, quando e se le Sue parole saranno divenute realtà.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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